Gelo con Tremonti. Berlusconi non convince la Lega

ROMA, 31 MAG – E' nuovamente gelo tra Silvio
Berlusconi e Giulio Tremonti sull'economia e sulla necessita' di
aprire i cordoni della borsa. Nel contempo il Cavaliere non
riesce a convincere fino in fondo Umberto Bossi sulla linea da
seguire. I dubbi dei leghisti sarebbero stati espressi oggi
proprio al responsabile del Tesoro nel corso un vertice a
margine del Consiglio dei ministri, assente il presidente del
Consiglio perche' impegnato nella visita ufficiale in Romania.
Intanto il premier tira dritto e ironizza per sdrammatizzare
la situazione: ''Volevo fissare la data del mio funerale, ma
nei prossimi giorni ho troppo impegni, quindi rimandiamo''. Una
battuta che pero' non riesce a mascherare il clima da ''grande
psicodramma'' (copyright del Giornale) che regna nel
centrodestra.
In attesa di capire se la ''sberla'' delle amministrative
abbia indebolito la maggioranza in Parlamento, Berlusconi si
scagiona da ogni eventuale responsabilita' (''non ho colpa di
nulla'') e cerca di risollevare le sorti dell'esecutivo. La
carta su cui punta e' la riforma del fisco. Questa volta il
premier non vuole sentire ragioni: e senza tanti giri di parole
fa capire a Tremonti che la musica e' cambiata: ''A Tremonti
faremo aprire i cordoni della borsa. Non e' lui che decide, lui
propone'', dice Berlusconi, insolitamente ruvido con il ministro
dell'Economia di cui sono note le posizioni in difesa dei conti
pubblici. Ma poi in serata il premier ha escluso (in una nota
diffusa da palazzo Chigi) intenti polemici con il ministro al
quale riconfermato la sua ''piena fiducia''; ''sono sicuro – ha
detto Berlusconi – che continueremo a lavorare bene insieme come
abbiamo fatto sino ad adesso''.
Una certa diffidenza verso Tremonti, per qualcuno si spiega
con l'idea che la sconfitta elettorale sia figlia del rigore del
ministro, anche se sullo sfondo fa ancora una volta capolino
l'ipotesi di un governo tecnico, che vedrebbe il titolare di via
XX settembre, secondo voci circolate in ambienti parlamentari,
tra i possibili leader. Un governo sui cui punterebbe una parte
dell'opposizione. E la freddezza dei lumbard verso le iniziative
del Cavaliere per il rilancio del governo avrebbe aumentato la
tensione nella maggioranza tra sospetti e incertezze.
Basta ascoltare Bossi: il governo ''per ora va avanti'', ma
non con la tranquillita' di prima. O Salvini: ''La lega non e'
nata a destra e non morira' a destra, figuriamoci se morira' per
Berlusconi''. Non che i leghisti siano gia' decisi a staccare la
spina al governo Berlusconi, divisioni ci sono anche nel
carroccio, ma l'aria che tira non e' favorevole al premier.
Riassume Maroni: ''Il segnale c'e' stato ed e' stato forte, Ora
si tratta di capire se questa maggioranza ha la capacita' di
reagire o resta inerte, che sarebbe la cosa peggiore''.
Nel merito della riforma fiscale su cui punta Berlusconi
forzando la mano a Tremonti, non si puo' dire che la Lega si
spelli le mani: ''dipende da quale riforma e' '', si limita a
osservare Bossi, attento a non rompere con Tremonti.
E' questo il clima con il quale la maggioranza si sta
avvicinando alla verifica parlamentare chiesta da Napolitano
dopo la nomina dei sottosegretari. I capigruppo di Montecitorio
l'hanno fissata per l'ultima settimana di giugno: davanti ci
sono dunque una ventina di giorni che potranno servire alla
maggioranza per ricompattarsi o che potranno trasformarsi in una
via crucis costellata di veleni e sospetti.
Le premesse perche' il cammino verso la verifica non sia dei
piu' tranquilli si sono tutte: a parte l'affondo di Berlusconi
contro Tremonti, ci sono le fibrillazioni dentro il pdl, con i
vari colonnelli alla Alemanno che progettano nuove aggregazioni
e potenziali leader post-Berlusconi alla Formigoni che si fanno
avanti chiedendo le primarie.
Nelle contraddizioni del centrodestra prova a inserirsi
l'opposizione, che sente il vento nelle vele e spera di bissare
il successo delle amministrative nei referendum di meta' giugno.
Cosi' Bersani chiede che Berlusconi si presenti dimissionario
alla verifica, ''perche' e' venuta meno la maggioranza nel
paese''. Pd e Udc , poi, strizzano l'occhio alla lega,
prospettando un' alleanza per cambiare la legge elettorale. Un
ritorno alla proporzionale, si ritiene nell'opposizione,
servirebbe alla Lega a svincolarsi dalla maggioranza di
centrodestra e a riposizionarsi sulla scena politica.

Gestione cookie