Giornalismo investigativo troppo costoso? In America provvede il ”Crowdfunding”

Pubblicato il 13 Novembre 2009 - 20:13 OLTRE 6 MESI FA

Plastica nel Pacifico

Nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico c’è un vortice di rifiuti grande due volte la Francia perché il gioco delle correnti raduna i frammenti di plastica di tutto il mondo in quest’unica zona. Lindsey Hoshaw, una giornalista free lance statunitense, sottopone la storia al New York Times che si dimostra interessato a un reportage, ma le spese di viaggio sono a carico della cronista. Lindsey allora ricorre a Spot.us, il primo sito web di giornalismo investigativo completamente finanziato dai cittadini. «È una innovazione radicale», dice David Cohn, il suo creatore. Dopo la politica, il ”crowdfunding” viene in aiuto dell’informazione.

«Le spese del viaggio sono state pagate in parte dai lettori di Spot.us, un progetto web non profit che sostiene giornalisti freelance»: con questa frase si conclude l’articolo sulla grande macchia di rifiuti dell’Oceano Pacifico pubblicato sul New York Times. L’autrice è una freelance che è riuscita a sostenere le spese del reportage solo grazie alle donazioni della comunità di lettori della baia di San Francisco raccolti intorno a Spot.us. Il blog dell’associazione riporta passo passo l’intera vicenda: dai primi contatti con il New York Times alla raccolta di sei dei dieci mila dollari necessari per raggiungere la “pattumiera” galleggiante a mille miglia dalle coste delle Hawaii. Ma in cosa consiste quest’iniziativa?

Spot.us: l’iniziativa parte dal basso. Il meccanismo è semplice e democratico. Cittadini o professionisti dell’informazione propongono dei temi generalmente trascurati dai media. Gli utenti si confrontano e decidono online quale argomento vorrebbero fosse approfondito da un gruppo di giornalisti coinvolti nel progetto; segue una stima di quanto potrebbe costare l’inchiesta e solo quando la cifra preventivata è raggiunta a colpi di micro finanziamenti (in media 20 dollari) si mettono al lavoro. Se i soldi non bastano il progetto rimane solo sulla carta. Per evitare possibili pressioni o influenze di gruppi esterni Spot.us limita al 20 per cento del costo di ogni singolo articolo il contributo che è possibile versare. Il reportage sull’immondizia ha coinvolto circa un centinaio di donatori, compreso il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales.

Dimensione locale. Il modello Obama, usato dal presidente degli Stati Uniti per raccogliere fondi durante la sua campagna elettorale, sembra funzionare. In poco meno di un anno di vita, Spot.us ha raccolto 45 mila dollari nella sola area di San Francisco e ha portato a termine 40 inchieste legate al territorio.

La dimensione locale è in effetti cruciale: nel giro di pochi mesi si è creata una piccola rete di persone interessate e informate sui problemi della propria zona. «E’ una rivoluzione” dichiara entusiasta  David Cohn, il 26enne californiano fondatore di Spot.us. «Una nostra inchiesta pubblicata da un grande quotidiano è la conferma della bontà della nostra metodologia di lavoro considerata molto radicale rispetto al giornalismo tradizionale» .

L’Europa elitaria. I lettori al posto degli editori potrebbero salvare il giornalismo d’inchiesta e i reportage, generi molto costosi e quindi sempre più rari nella stampa generalista. In Europa ancora non esiste qualcosa di simile al principio del “Crowdfunding journalism” (il giornalismo che trova i suoi fondi tra i cittadini) e non mancano i dubbi legati ad una visione elitaria della professione. «Penso che il modello di Spot.us possa funzionare in Italia, ma non ne sono sicuro – ammette David – in Europa l’approccio al giornalismo è molto diverso da quello degli Stati Uniti».