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Festival Giornalismo, Ezio Mauro: “Io leader Pd? Farò sempre e solo il giornalista”

di admin |22 Aprile 2010 20:11

Ezio Mauro

“Io il vero capo della opposizione? No, è solo amore per il mio lavoro”: il direttore di Repubblica Ezio Mauro ha risposto oggi alle domande di Angelo Agostini, direttore della rivista Problemi dell’informazione, in uno dei tanti appuntamenti del Festival internazionale del giornalismo in corso a Perugia sino a domenica prossima.

Il tema era “media e potere, l’avventura delle 10 domande”. Lo scenario un teatro settecentesco di Perugia, il “Pavone”, che nonostante l’ora particolare, le 14, era gremito fino ai palchi di secondo e terzo ordine.

“Viviamo immersi – ha risposto il direttore di Repubblica – in un senso comune dominante che è cosa diversa dall’ opinione pubblica. Berlusconi ha fabbricato questo senso comune facendo passare la lettura che le cose che scrivevamo erano solo gossip”.

La cosiddetta “avventura delle 10 domande” a Berlusconi – aveva esordito Mauro – è solo “un esempio di inchiesta giornalistica poco abituale nel nostro paese”.

La “favola” del direttore di Repubblica come “il vero capo della opposizione? Mi danno fastidio – ha riposto – la banalità delle interpretazioni, la pigrizia intellettuale. Amo il mio lavoro e voglio fare solo questo, il giornalista. Evidentemente – ha continuato – i politici non capiscono che uno possa solo amare il proprio lavoro, senza altri fini. Una passione genuina, disinteressata per il Paese e la sua democrazia, così come tante altra gente comune e che anche loro dovrebbero avere. Un Paese che ha paura di un giornale non sta tanto bene”.

“Ma interessa veramente al Paese una relazione del suo presidente con una minorenne?” ha chiesto l’intervistatore? Mauro ha raccontato che un episodio di cronaca di 40 righe sul suo giornale, con le sole iniziali della minorenne, è diventato un fatto politico per le dichiarazioni della moglie di Berlusconi e poi per l’intervento dello stesso presidente al programma “Porta a porta, il più politico del nostro Paese”. Bruno Vespa è stato da lui definito “il notaio di fiducia di Berlusconi”.

“Le bugie del presidente – ha detto Mauro – sono o no un problema politico per l’ Italia? In un paese normale tutti i giornalisti avrebbero chiesto a Berlusconi di queste contraddizioni, discrasie, come noi abbiamo fatto con le 10 domande. In Italia invece è successo il contrario”. Un paese – ha spiegato – dove c’è libertà di stampa ma è la sua “qualità” che è diventata preoccupante. Mauro ha ripercorso l’ “avventura delle 10 domande” ricordando l’avvicendamento di direttori nel Giornale “organo di famiglia” di Berlusconi con il successivo caso Boffo, “oggetto di killeraggio professionale e personale che nessun altro giornale ha difeso”.

E poi, sempre sul quotidiano di Feltri, l'”intimidazione preventiva” a Gianfranco Fini per una presunta storia “a luci rosse”. “Che peso hanno avuto ed hanno ancora questi fatti – ha chiesto tra gli applausi del pubblico – nella politica italiana?”. Il direttore di Repubblica è stato molto critico anche con l’ opposizione che non è in grado di approfittare di quella che lui ha definito “la crepa tra Berlusconi ed i suoi elettori che si continua ad allargarsi”, per non avere voluto affrontare il “problema del conflitto di interessi, anomalia principale” della situazione italiana, e per la “vergogna della lottizzazione nella Rai di cui si è resa campione”.

Di Berlusconi ha detto anche che è “in condizioni di parlare ad una parte rilevante del Paese e di rappresentarne gli interessi” ma che “non si può cambiare la Costituzione per adeguarla alla sua biografia”.

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