Il calvario dell’Italia non è solo colpa di Marcello Lippi

Anticipo la mia tesi, o meglio la posticipo: non è solo colpa di Lippi, come sembrano dire tutti compreso Lippi stesso in una versione critica autopurificatrice. Ho scritto “posticipo” perché anche qui o comunque in rete trovate diverse mie opinioni nel merito, sul C.T., sulla squadra, sulle scelte, sulla preparazione ecc. Voglio dire che non ho aspettato il “crucifige” di ieri né la telecronaca dell’intero “calvario” sudafricano. Ho la pessima abitudine di esprimere opinioni critiche non dopo, per non rischiare, bensì prima o in corso d’opera, in base a elementi di valutazione che posseggo o credo di possedere. E’ esattamente ciò che mi “bolla” come recensore negativo, pessimista, ipercritico e via cantando.

A maggior ragione non infierisco oggi, quando le cose si sono rivelate per quello che già erano. A scanso di equivoci, uno smilzo pari con la Slovacchia, tutt’altro che improbabile, non avrebbe cambiato il mio giudizio anche con l’Italia ancora in Sudafrica. Dunque Lippi ha una montagna di colpe e di responsabilità. Non ne ha fatta una giusta, né nella preparazione di uomini male in arnese atleticamente che sono andati indietro in dieci giorni di Mondiale spaventosamente, né nell’impostazione psicologica di un gruppo o meglio di un gruppetto vissuto come un esempio di “reducismo” (da Germania 2006) persino da quei giovani che nulla avevano a che vedere con i Campioni in carica. Insomma Gattuso e soprattutto Cannavaro hanno invecchiato Montolivo e Pepe, invece che il contrario.
 
All’esterno delle scelte, Lippi poteva e forse doveva convocare qualche talento in più, dal Cassano ultimo al geopolitico Balotelli. Ma ha sbagliato anche all’interno delle scelte fatte: un Maggio non trascendentale e un Quagliarella comunque talentuoso sono stati i fautori di un quarto d’ora leggermente più vivo da parte degli Azzurri in un beckettiano finale di partita.
Lippi ha pasticciato in tattica, in sicurezza cioè in insicurezza, in errori marchiani nella “lettura della partita”, come dicono in gergo i molti analfabeti prestati alla bisogna delle cronache. Ma allora perché dico che prendersela con Lippi non basta? Perché Lippi è tornato C.T. e si è mosso come un padrone, fino al congegno di espulsione del maggio scorso con l’incredibile avvicendamento con Prandelli prima e non dopo i Mondiali, solo perché gli è stato permesso.
E da chi ? Dal potere federale, dal presidente Abete, da tutto il vertice politico-sportivo che ha fatto quello sì gruppo, ma per difendere scelte e interessi che riguardano l’intiero mondo del calcio.
 
Padri e figli, Lippi e Lippini, i vari Abete del pallone, della finanza, dell’imprenditoria ecc. Tutti insieme nel fare gruppo e nel decidere le sorti “magnifiche e progressive” dei Campioni del Mondo in carica. Guai a salire sul carro dei vincitori, dicevano fino a qualche giorno fa. Beh, adesso almeno scendano tutti, per limitare la vergogna di addebitarla a un uomo solo. Erano tutti d’accordo, e forse i calciatori scesi in campo o rimasti in panchina o a casa sono i meno colpevoli. Io un nome per la Rifondazione del calcio ce l’avrei. E’ uno che se ne intende e ha carisma.
Certo, dovrebbe diradare i suoi impegni, rinunciando a tutta quella sfilza di incombenze politiche o parapolitiche che costituiscono il vero “legittimo impedimento” ad assumere la carica di C.T. Se avete pensato che mi riferissi a Gianni Letta, avete sbagliato ma vi siete avvicinati…
Buon Mondiale a tutti, con Argentina, Brasile e Olanda.
 
da Tiscali notizie, Indietro Savoia
25 giugno 2010

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