Il rischio di mortalità dei neonati stranieri è superiore del 50%

Morire alla nascita o nella prima prima settimana di vita, nascere con malformazioni congenite, da un parto prematuro o con un basso peso. Sono tutte evenienze che si manifestano in misura maggiore nei bambini nati da madri straniere rispetto a quelli nati da madri che partoriscono nel loro Paese d’origine. Ed e’ un fenomeno crescente anche in Italia. Il dato piu’ preoccupante e’ quello sulla mortalita’: e’ un rischio che i figli degli stranieri corrono il 50% in piu’ rispetto agli altri neonati.

Questi bambini possono nascere prima del termine della gravidanza con una percentuale del 24% piu’ elevata, la stessa che si registra nel caso di basso peso alla nascita e poi c’e’ un rischio del 61% piu’ alto di riportare malformazioni congenite. Questi numeri, presentati in occasione del convegno ‘Partorire in terra straniera. La complessita’ dell’accoglienza’, sono il frutto di un’analisi di 65 indagini condotte tra il 1966 ed il 2004 in 12 Paesi europei e rappresentano lo scenario sul quale si innesta il tema dell’accoglienza in ospedale delle donne straniere. I parti da madri straniere in Italia sono in forte crescita.

Secondo i dati dell’Unita’ di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Umberto I di Roma, presentati da Mario De Curtis, direttore dell’unita’, nel 2000 erano il 15% del totale, nel 2009 sono arrivati al 30%, all’incirca la stessa percentuale che si riscontra all’ospedale Pertini. In questo decennio, al Policlinico, la mortalita’ perinatale ha riguardato lo 0,4% dei neonati da italiani e lo 0,7% di quelli nati da coppie straniere. La nazionalita’ piu’ rappresentata nelle sale parto, secondo l’Agenzia di Sanita’ pubblica del Lazio, dopo quella italiana e’ quella romena (35% del totale), seguita da quella albanese e dalla marocchina.

E tra le donne straniere e’ in preoccupante aumento anche il tasso di aborti, arrivato, secondo Aldo Morrone, direttore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute dei migranti (INMP) al 40% del totale. Le mamme straniere si espongono a questi rischi perche’ arrivano tardi ai controlli in gravidanza, spesso dopo il terzo mese di gestazione, fattore che preclude la possibilita’ di effettuare esami di diagnosi prenatale, secondo Rosaria Bottini, dirigente della U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Pertini. Questa’ e’ anche una delle ragioni dell’alto ricorso al taglio cesareo d’urgEnza, il 38,1% del totale contro il 36,8% per le italiane. Tendenza che si inverte quando il cesareo e’ una frutto di una scelta.

In questo caso, per le straniere rappresenta l’11,4% dei parti e per le italiane il 19%. Quanto alle patologie dei neonati figli di stranieri, quelle piu’ frequenti, secondo De Curtis, sono ”le infezioni dell’apparato urinario, l’anemia e la malattia emolitica del neonato” che si manifesta nei bambini con gruppo sanguigno Rh positivo, nati da madri Rh negative, che producono anticorpi anti-Rh capaci di attraversare la placenta e distruggere i globuli rossi del feto, generando anemia. E’ una situazione che si verifica nelle seconde gravidanze, se le mamme non hanno provveduto alla profilassi (disponibile in Italia da decenni) che consiste nella somministrazione, entro 72 ore dal primo parto, di anticorpi anti Rh.

Gestione cookie