Il Tg5 domani andrà in onda per 7 minuti a notiziario, ma il direttore Clemente Mimun non condivide il blackout scelto dagli organi di informazione. ”Occorre uscire,una volta per tutte,dalle polemiche tanto al chilo, cosi’ come dalla logica delle vendette. Per questo l’unica cosa che noi giornalisti non avremmo dovuto fare era tacere. Ma la corporazione ha deciso: e domani tutti zitti”.
Insomma la giornata del silenzio, quella dei giornalisti contro la cosiddetta legge bavaglio in materia di intercettazioni, non piace a Mimun che in un editoriale spiega le sue motivazioni: ”Non siamo pochi a pensare che il silenzio sia inutile e che sarebbe stato assai più giusto usare i media per spiegare,dar modo a chi ci guarda,ascolta,o legge,di saperne di più. Personalmente credo che tutto si possa fare meglio, anche la norma sulle intercettazioni.
Poi il direttore del Tg5 spara a zero contro i suoi stessi colleghi: “Penso anche che non si possa più tollerare chi finge indignazione, continuando a sputtanare chiunque sull’altare delle intercettazioni, anche chi non ha commesso reati, o non è coinvolto nelle inchieste, attraverso la diffusione di fatti personali e privati. Questo è inaccettabile e lede libertà fondamentali, garantite dalla costituzione”
Per Mimun, ”la nostra categoria non di rado ha violato la privacy,cosi’ come ha fatto a gara nel pubblicare notizie coperte dal segreto istruttorio. Ora – ha osservato – insorge, evitando di ricordare,(forse perche’ non fa comodo a qualcuno), che strumenti per cambiare questa situazione erano stati immaginati anche da chi, oggi all’opposizione,si limita a gridare contro fantomatici pericoli per la democrazia”.