Internet, il Consiglio d'Europa: "I governi non possono decidere da soli"

STRASBURGO, 23 SET – I governi non si possono arrogare il diritto di decidere da soli come regolare Internet. Le regole devono essere il prodotto di un processo in cui partecipano alla pari industria, società civile e utilizzatori.

Questo è uno dei dieci principi per il governo di Internet che l'Italia, assieme agli altri 46 Paesi membri del Consiglio d'Europa, ha affermato di voler rispettare.

''Questa dichiarazione degli Stati membri del Consiglio d'Europa è un fortissimo messaggio politico a tutti quei paesi, come Brasile e Sud Africa, che ritengono che sia arrivato il momento per i governi di decidere da soli come gestire la grande rete'', afferma un alto funzionario dell'organizzazione paneuropea.

Tra i dieci principi che gli Stati membri del Consiglio d'Europa hanno dichiarato di voler seguire ci sono quello di garantire il funzionamento e l'accesso alla rete, ma anche quello di non prendere alcuna iniziativa che possa violare il diritto umano fondamentale della libertà di espressione degli internauti.

Per assicurare che questo diritto venga sempre garantito, gli Stati dovranno attenersi al principio che la regolamentazione di Internet deve essere sempre l'ultima opzione.

Per garantire in concreto la libera espressione, ma anche il connesso diritto a essere informati, e diritti correlati come quello della libertà di associarsi, gli Stati membri si dichiarano pronti a non ostacolare o limitare l'uso di determinate parole nella scelta del nome di un sito web.

Infine i 47 Stati membri del Consiglio d'Europa si preparano a ridefinire il concetto di media in modo da tenere conto delle specificità di quanti sono coinvolti nel fornire informazioni attraverso Internet.

Un gruppo di esperti designati dagli Stati ha stilato una prima lista di criteri che possono essere utilizzati per determinare in quale misura e chi è responsabile per una informazione diffusa su internet e se e come vanno applicati ai singoli casi le responsabilità, ma anche le protezioni sinora riservate ai giornalisti e ai media tradizionali.

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