Imbarazzante svista (con rettifica) per il Washington Post, che ha scatenato una vera e propria pioggia di reazioni su Twitter. Il “caso” è nato da un articolo di Akeya Dickson, pubblicato lo scorso 26 novembre, in cui la giornalista ha erroneamente citato una canzone del gruppo hip hop americano Public Enemy, sostenendo che definisse «uno scherzo» l’11 settembre (9/11 negli Stati Uniti).
La canzone, in realtà, parla invece del 911, il numero telefonico del servizio di Emergenza americano, che secondo i Public Enemy risponderebbe alle chiamate provenienti da cittadini di colore solo dopo lunghissime attese.
Una svista che, sostiene il popolo della Rete, sarebbe stato semplicissimo evitare, se solo l’autrice avesse ascoltato veramente, anche solo per una volta, la canzone (9/11 si legge “nine eleven”, mentre il 911 “nine one one”), peraltro contenuta nell’album “Fear of a Black Planet”, uscito nel 1990. Più di un decennio prima, insomma, degli attacchi terroristici del 2001.
La rettifica del Washington Post – pubblicata una settimana dopo l’uscita dell’articolo – ha scatenato un susseguirsi di tweet sarcastici degli utenti e degli appassionati di musica, che l’hanno messa in ridicolo immaginando una serie di altre possibili “correzioni” del Washington Post.
Da «un precedente articolo ha erroneamente sostenuto che Chicago non fosse il tipo di città di Frank Sinatra. In realtà, lo è» (riferimento alla storica canzone di The Voice “My kind of town”, in cui definisce Chicago “la città per me”) a «vorremmo chiarire che se c’è un problema, yo, Vanilla Ice non lo risolverà sul serio» (riferimento alla hit del rapper Vanilla Ice che recita “if there was a problem, yo, I’ll solve it”, ovvero “se c’è un problema, yo, io lo risolverò”).