Le terme in evoluzione: non solo acqua buona

MILANO –  Le terme provano a scrollarsi di dosso un’immagine legata esclusivamente alle acque salubri e all’ospitalità per gli anziani. L’aggiornamento di questi luoghi passa per la promozione di uno stile di vita più corretto e ambienti pensati anche per i giovani, servizi sanitari integrati con la medicina alternativa come l’omeopatia o l’agopuntura, ma anche con trattamenti specifici per mali moderni come l’ansia o la depressione e corsi per insegnare una nutrizione più equilibrata e sana.

La fotografia di come stanno cambiando le aziende termali in Italia è stata presentata durante il convegno “Comunicare le Therme” tenutosi a Riolo (Ravenna) nei giorni scorsi e promosso dall’Università di Milano con il patrocinio di Federterme.

Una realtà da oltre 3 miliardi di fatturato Secondo il rapporto della associazione confindustriale che rappresenta le imprese del settore, le aziende termali nel nostro Paese sono 378 distribuite in 20 regioni e danno lavoro a 16mila persone (65mila se si considera l’indotto). Si tratta di un comparto che vale un fatturato annuo di 3,5 miliardi di euro come emerge dal recentissimo Rapporto Mercury 2011 di cui solo 800 milioni frutto di prestazioni sanitarie. Il Veneto è la terra con il numero maggiore di società termali con 85 aziende seguito dalla Campania, 55, e dalla Toscana con 23 terme.

Un settore che funziona Nel 2010 sono stati circa 1,8 milioni gli italiani che sono andati alle terme per un qualche tipo di cura (minima la percentuale di stranieri che scelgono i nostri stabilimenti). L’età media dei clienti si è decisamente abbassata: gli ultra sessantacinquenni sono ora scesi sotto il 40%, mentre sono saliti al 30% i 20-45enni. Di pari passo con la diminuzione dell’età cresce anche l’uso delle nuove tecnologie tanto che secondo i dato dell’Osservatorio del turismo sono in aumento le prenotazioni via web: nei primi tre mesi di questo anno sono stati 4 turisti su 10 a utilizzare internet per riservare il soggiorno alle terme.

I punti critici Non tutto però è rosa per il settore, dal convegno sono emersi alcuni problemi come la necessità di raggiungere una maggiore integrazione con il sistema sanitario e il bisogno di puntare sulla ricerca nella medicina termale per dettare un’evoluzione del settore. Tanto che Aldo Ferruzzi, vicepresidente di Federterme ha invitato politici, imprenditori, medici ad “aprire una riflessione sul turismo in Italia, anche su quello termale e a parlare del ruolo che il termalismo può giocare nel modello di welfare italiano”. Senza contare che dal Rapporto Mercury emerge che gli arrivi comunque nel 2010 hanno subito un calo del 2%, una riduzione che non ha influito sui fatturati che hanno tenuto grazie ai lunghi periodi di soggiorno che richiedono le cure termali.

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