Lega Nord: telefoni intestati a vu’ cumprà per non essere intercettati

ROMA – Ultime dall’inchiesta sulla Lega. Il sindacato padano non tiene la contabilità, il tesoriere Belsito lascia intendere che l’ex Guardasigilli Castelli ne ha fatte più di lui e che tra i figli di Bossi uno lo sostiene, l’altro gli è nemico. Ma, soprattutto, i leader del partito, saputo che i magistrati gli stavano con il fiato sul collo, per parlare al telefono utilizzavano schede telefoniche intestate a ignari cittadini extracomunitari. La brutta espressione vu’ cumprà, in questo caso misura la distanza abissale tra le pubbliche e roboanti dichiarazioni che non disdegnano la possibilità di gettare in mare quanti più immigrati possibile e il comportamento privato per cui lo stesso extracomunitario può venir utile nel caso di bisogno.

Difficile, come nel caso dei fondi in Tanzania, spiegare all’ignaro senegalese o a Zalal Uddin (il nome non è inventato), bengalese, che in quanto a origine, religione e colore della pelle non sono del tutto in regola, ma che il loro numero di cellulare va più che bene per risolvere qualche questioncella diciamo così logistica/istituzionale, tipo dove li piazzo questi soldi, a Rosy, a Cald, a The Family. A utilizzare i cellulari (lo dice la Dia di Reggio Calabria) era, per esempio, Lubiana Restaini, segretaria della Lega alla Camera, che aveva in dotazione questo tipo di utenza, non proprio padana pura al 100%, fornita da Stefano Bonet. Quando Restaini passa il telefono a Castelli (è agli atti) si chiede il cronista della Stampa, “sapeva il senatore Castelli di parlare su un cellulare extracomunitario?” E se lo sapeva ha fatto disinfettare la scheda prima dell’uso?

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