Parto: alle italiane piace cesareo. Alle milanesi un po’ meno

Pubblicato il 16 Settembre 2011 - 00:00 OLTRE 6 MESI FA

MILANO –  Anche se l’Italia si conferma il paese più propenso al parto cesareo, a Milano la maggior parte delle neomamme preferisce affidarsi al parto naturale. Il capoluogo meneghino vanta infatti il tasso più basso di bambini nati ricorrendo al bisturi, solo il 30% contro una media nazionale che sfiora il 40%. A confermare questa dato è la ricerca realizzata dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), in collaborazione con il settimanale “Io Donna” e il Dipartimento di salute materno infantile dell’Oms, realizzata attraverso il sondaggio su un campione di mille donne fra i 20 e i 40 anni.

La statistica sottolinea come Milano sia una delle città virtuose nel contrasto all’abuso del bisturi, anche se in Lombardia negli ultimi anni il cesareo ha allargato non poco il suo consenso. Se nel 2001 la percentuale di parti naturali era infatti superiore all’80%, oggi è intorno al 70%. La geografia degli ospedali cittadini racconta poi che la situazione può cambiare anche da una via all’altra: all’ospedale Mangiagalli (specializzato nei parti complessi) i cesarei sono a quota 41%, al Sacco sono il 33%, al San Raffaele il 32% e al San Carlo sono solo il 29%.

“In Italia c’è un’alta percentuale di tagli cesarei, ma la mortalità materna e perinatale è molto bassa” spiega Massimo Candiani, primario di ginecologia e ostetricia della Fondazione San Raffaele. “Bisogna però combattere la tendenza a vedere il cesareo sempre meno come un intervento chirurgico e senza complicazioni. Non è così. Le complicanze esistono e sono statisticamente significative”.

E proprio l’errata percezione del cesareo come “scorciatoia” indolore al parto naturale spiega il ricorso tanto forte a questa pratica nel nostro paese. Se in Italia sono quattro su dieci i bambini a nascere grazie al bisturi, in Olanda sono appena il 14%, in Svezia il 17%, in Francia il 18%, in Inghilterra il 23%, in Germania il 26% e negli Stati Uniti il 29%. L’organizzazione mondiale della sanità già nel 1985 indicava nel 15% la quota “consigliata” di parti cesarei che in un paese dovrebbero essere eseguiti: una percentuale comunque messa in discussione oggi e che presto potrebbe essere rivista al rialzo.

Un elemento particolarmente critico nella situazione italiana sono le motivazioni che spingono le donne verso il parto cesareo e che, la ricerca lo dimostra, sono in buona parte dettate da errate credenze o da ragioni fin troppo “leggere”. Oltre la metà delle donne lo preferisce perché ha paura del dolore, ma non mancano quelle che ritengono questo tipo di parto meno doloroso per il neonato o addirittura lo preferiscono per poter tornare più in fretta alla loro normale vita sessuale.