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230 piazze d’Italia erano piene di italiane e di italiani, domenica scorsa. Naturalmente un aspetto che ha colpito positivamente chi è contro il governo Berlusconi, quasi a dire “te la do io Ruby, caro Mubarak” in uno slogan riassuntivo di vicende erotico-penal-storico-politiche differenti ma congiunte dal “numero spettacolare” fatto al telefono dal nostro Premier per la marocchina fermata in questura. E’ un aspetto che ha fatto dire a coloro che ancora hanno fiducia in Berlusconi che “è troppo facile andare ad Arcore e spassarsela e poi fare manifestazioni a favore della Donna”, con la maiuscola. C’è del vero almeno in parte o frazione di parte anche in questa seconda lettura. Solo che si continua a confondere – per cattiva fede, ignoranza, desuetudine a sviluppare la facoltà critica, assenza di orizzonti – il cosiddetto dito con la luna indicata. E dagli al dito, nel caso anche assai carnoso, mentre la luna rimane offuscata.
Qui vorrei dire invece due parole sulla luna. Intanto, qual è la luna che indicano le piazze piene di gente che protesta “L’uso e l’abuso della donna, e della sua immagine” Si è no, qui siamo tra dito e luna. E lascio da parte il primo per scelta, almeno oggi. La vera luna è la piazza stessa, è la piazza piena, sono le piazze di nuovo frequentate, come non accadeva da molto. E intanto le piazze possono essere “buone” o “cattive”, pensate e organizzate “contro” o “a favore di qualcuno” (anche se è leggermente anomalo che in piazza scendano le istituzioni, i Ministri, il Governo…), ma restano piazze e valgono come tali.
Nel Rinascimento, cfr. Machiavelli, c’era il Palazzo (ex “palagio” in volgare, dal latino), cioè il potere (a volte dirimpettaio anche materiale del Potere religioso in un’armonia architettonica che ha fatto grande quell’epoca del nostro Paese), e la Piazza contrapposta. Una sorta di bilanciamento naturale, di pesi e contrappesi storici.
Qui da noi da un pezzo c’è solo il Palazzo, anzi il Residence del potere dedito solo agli Affari, incluso ovviamente il Potere temporale debordante del Vaticano, e la Piazza è stata svuotata fisicamente e riempita virtualmente dalla televisione. Che però coincide con il potere e quindi annulla quel bilanciamento già in teoria. La pratica dice di una realtà televisiva, cioè illustrata dalla tv, che ha sostituito la realtà vera, la nostra vita di tutti i giorni.
Dunque il ritorno alla Piazza è comunque da salutare come un auspicio sia pure rischioso di “nuovo bilanciamento” con il Potere. E già siamo alla faccia nascosta o comunque non bene illuminata della luna indicata dal dito. Ma c’è di più.
Siamo in piena commemorazione/celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Senza la spedizione dei Mille forse questa unificazione risorgimentale non ci sarebbe stata o avrebbe ulteriormente tardato. Ebbene, visto lo stato di profonda decadenza del Paese oggi, per tanti fattori tra i quali campeggia la natura privatistica del potere a partire dal Berlusca ma a seguire dall’intiera classe dirigente, non solo intesa politicamente, quindi comprendente l’opposizione, il sistema mediatico correo, la finanza, l’imprenditoria ecc. (è iperbolico, ci sono eccezioni ma il discorso sta in piedi in generale), ebbene a giudicare dal precipizio in cui siamo caduti Ruby o non Ruby, non c’è bisogno di una nuova Unità d’Italia? Di altri Mille magari non con un Garibaldi ma una nuova classe dirigente garibaldina?
E che altro potrebbe essere questo riempire le piazze se non una nuova spedizione in camicia rossa o se volete, prendendo spunto dal Popolo Viola, in camicia viola? Mischio insieme simboli e concetti, lo so. Ma è un modo per lanciare un’idea, sotto l’egida della mia testatina “Indietro Savoia” qui quanto mai pertinente. Lo storico Giovanni De Luna mi diceva che forse oggi quei Mille potrebbero essere “mille amministratori comunali di valore”, atti a rifondare il Paese e a unire il Potere con la Piazza e così facendo “rinnovare l’Italia”. Avesse ragione lui ? E voi che fate, state a casa a leccarvi le ferite, pensate al “povero Berlusconi”, ai “giudici cattivi”, alle “magnifiche sorti e progressive” di un centrosinistra che ha completato l’opera di dissoluzione del Paese, oppure semplicemente smanettate al computer come se questo fosse solo lo sfogo di un articolista frustrato dallo smottamento del futuro (non per sé naturalmente, ma per i figli)? Ecco, la luna mi sembra sia questa. Oppure no?