ROMA – C’è un modo per rendersi invisibili navigando su internet? Social network, motori di ricerca, browser, in realtà già consentono di limitare la tracciabilità dei nostri passi in rete anche se, allo stesso tempo, disseminano il percorso di trappole utili a fornirci servizi sempre più personalizzati, di fatto mettendoci sotto controllo. Anonimato e trasparenza assoluti richiederebbero competenze al limite del professionale, se non del paranoico, eppure una maggiore consapevolezza ci permetterebbe di sfuggire alle spie online sempre all’erta. Insieme a Nòva 24, il supplemento “tecnologico” del Sole 24 Ore vediamo qualche sistema semplice per aggirare i “piccoli fratelli del web”.
Gli smanettoni più avveduti (“roba da smanettoni” è una delle impostazioni di Chrome) li considereranno ovvi, ma il punto è che sul web pochi sanno come difendere la propria privacy, anzi, molti non sanno nemmeno di poter esercitare questo diritto elementare. Uno studio americano del Ponemon Institute rileva che il 70% degli utenti legge raramente o mai i termini e le condizioni previste dai vari provider del web, il 68% degli utenti di Facebook non capisce le impostazioni sulla privacy, il 50% degli utenti dei social network ha subito una violazione della privacy negli ultimi due anni…Può bastare? Anche perché dall’Unione Europea, dagli Usa stanno arrivando indicazioni sempre più stringenti per capire se, ad esempio Google, non stia violando già la privacy dei suoi utenti. E in Europa sembra non più rinviabile la messa in funzione di un tasto obbligatorio “do not track” (non tracciare).
Partiamo dai browser principali, Explorer, Chrome, Firefox, Safari. I browser sono dei software che ci consentono la navigazione e l’orientamento in rete. In generale essi consentono di cancellare l’elenco dei siti online visitati durante le nostre escursioni. Ci sono “posti di guardia” per arrestare i cookies indesiderati (informazioni memorizzate che facilitano i percorsi ma tracciano i nostri passi), sono previste delle estensioni (piccoli software) che riescono a renderci un po’ meno visibili.
Explorer. Chi naviga con Explorer può decidere di attivare un blocco che impedisce l’apertura improvvisa di finestre (pop-up). Le impostazioni della privacy, accessibili dalle “opzioni internet”, abilitano la scelta fra differenti livelli per la gestione dei “cookies”, rilasciati dagli spazi online visitati e da terze parti. La modalità “InPrivate Filtering” evita che i siti più visitati condividano informazioni sulla navigazione online con altri.
Safari. Dispone del monitoraggio più evoluto. Permette di cancellare l’elenco dei siti web visitati e di bloccare i pop-up pubblicitari. Avvisa se rileva idirizzi internet sospetti che potrebbero essere connessi con il furto di dati per frodi (“phishing”). Abilita lo svuotamento della memoria cache: viene attivata per accellerare la navigazione online, ad esempio attraverso la conservazione di dati dei siti online visitati in precedenza.
Chrome. Consente quattro alternative per gestire i “cookies”: sono piccoli documenti di codici informatico inviati dai siti web visitati o da terze parti. Permette di cancellarli, bloccarli, accettarli in qualsiasi occasione o scegliere quali sono le eccezioni. Abilità la navigazione in modalità “incognito”. Gli utenti possono cancellare la storia delle loro esplorazioni sul web, attraverso la “cronologia”. E’ integrabile con piccoli software (estensioni) per aumentare il livello di privacy.
Firefox. Attraverso la modalità “private browsing” gli utenti possono evitare di archiviare le pagine web visitate e i “cookies”. Non vengono salvate nemmeno le password immesse. Il browser della Mozilla Foundation abilita l’integrazione di piccoli software aggiuntivi che consentono ulteriori livelli di personalizzazione, come “Noscript” per la difesa da attacchi informatici e “Wot” per la segnalazione dei siti web di fiducia.
In ogni caso la cosa più importante è la consapevolezza. Luca Tremolada su Nòva 24 cita Cory Doctorow, blogger fra i più influenti nel mondo, inventore di Marcus Yallow, il protagonista di un suo romanzo di istruttiva paranoia informatica. Marcus è determinato fino al parossismo pur di restare invisibile al Governo autocratico e fascista che vuole controllarlo. Doctorow non ci suggerisce di seguirne l’esempio. Piuttosto “bisogna imparare a proteggersi. Sapere che i sistemi di Apple sono giardini chiusi, belli ma solo se segui le sue regole. Che Facebook e Google sono multinazionali che vendono pubblicità. In cambio dei tuoi dati, delle tue abitudini di navigazione offrono servizi gratis. E’ uno scambio, che puoi o meno acaccettare ma devi esserne consapevole”.
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