Procreazioni assistita. Gli italiani primi in Europa, ma preferiscono andare all’estero

Pubblicato il 28 Giugno 2010 - 18:51| Aggiornato il 29 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

La procreazione assistita? Meglio all’estero. Gli italiani sono i primi in Europa a emigrare per avere un figlio in provetta. Delle circa 20-25mila coppie che ogni anno vanno all’estero infatti, ben il 32% è rappresentato da coppie italiane a causa delle restrizioni imposte dalla legge 40. Tuttavia, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che nel 2009 ha bandito il limite dei tre embrioni producibili, l’obbligo del loro trasferimento, e derogato al divieto di crioconservazione, si è riscontrato un aumento del tasso di gravidanze e un calo di quelle trigemellari, potenzialmente rischiose.

A delineare questi fenomeni sono alcuni studi presentati lunedì al convegno dell’Eshre (Società Europea di Riproduzione Umana e Embriologia): circa 20-25mila coppie con problemi riproduttivi si rivolgono ogni alle cliniche di Spagna, Svizzera, Belgio, Slovenia, Repubblica Ceca e Danimarca per cercare di avere un figlio.

 Tra queste, si stima che quelle italiane siano la maggior parte, il 32%, con circa 10mila cicli eseguiti ogni anno, seguite da Germania (14,5%), Olanda (12,1%) e Francia (8,7%). Dall’indagine condotta presso le coppie straniere che si sono rivolte a 44 centri situati nei 6 Paesi europei destinatari del turismo riproduttivo, e’ risultato che le coppie sottopostesi a trattamenti di pma nel mese di osservazione sono state 1.230.

E non ha destato sorpresa ”il fatto che – commenta Anna Pia Ferraretti, rappresentante italiano Eshre dello studio sulla migrazione sanitaria – di queste 1.230 coppie, quelle italiane siano le piu’ numerose: 391 coppie, pari al 32% del totale. In generale, possiamo stimare che siano circa 10mila i cicli che le coppie italiane eseguono all’estero ogni anno. La responsabile della migrazione e’ la legge 40”.

I dati raccolti mostrano inoltre che le coppie italiane non vanno all’estero per effettuare trattamenti ‘estremi’, ma solo per cercare di avere un figlio all’interno di una coppia stabile, eterosessuale ed in normale età riproduttiva. E’ solo nel 40% dei casi che le coppie escono dall’Italia per eseguire trattamenti illegali in Italia (donazione di gameti e embrioni), mentre il 60% si rivolge a centri stranieri per eseguire trattamenti leciti in Italia, ma che crede essere più efficaci in Paesi dove esiste una legge più liberale.

I dati, secondo il sottosegretario Eugenia Roccella, “mettono il dito nella piaga dicendo che la maggior parte delle coppie italiane va all’estero per sottoporsi a trattamenti di fecondazione assistita del tutto legali in Italia. Purtroppo la campagna di delegittimazione della legge 40 ha generato nell’opinione pubblica l’idea sbagliata che in Italia la legge impedisca una buona applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita e che quindi per avere bambini sia necessario andare all’estero”. 

Le modifiche alla legge 40 sulla pma introdotte dalla Corte Costituzionale hanno avuto l’effetto di migliorare il tasso di gravidanza per ciclo, passato dal 20.42% al 23.49% (un aumento del 3.7%, che rappresenta un incremento totale del 15%), come spiega Paolo Levi Setti. Da uno studio condotto con l’Istituto Superiore di Sanita’, prima e dopo la sentenza, emerge l’aumento del numero di ovociti utilizzati, di embrioni disponibili per il trasferimento e di pazienti che hanno effettuato il trasferimento di almeno un embrione.

L’opportunità di congelare gli embrioni introdotta con le modifiche alla legge ha portato alla diminuzione delle pazienti cui non veniva impiantato alcun embrione, ”e questo perché – spiega – ci sono piu’ embrioni tra cui scegliere per garantire che venga trasferito il migliore. Grazie alle modifiche della Consulta, c’è stato un aumento di 700-800 bambini nati con la pma in un anno”. E’ stato inoltre rilevato un calo dei parti trigemini, scesi dal 2.46% al 1.68%, quindi con una riduzione del 33%. ”Un dato incoraggiante – conclude Levi Setti – visti i rischi per madre e bambino legati ad una gravidanza multipla. Diciamo che ora siamo ritornati a un tasso di gravidanze uguale a quello precedente l’introduzione della legge 40 ma su una popolazione di pazienti significativamente piu’ anziana”.