La prof. di Palermo condannata per l’alunno “deficente”: troppa indulgenza rovina i giovani?

di Alessandro Avico
Pubblicato il 17 Febbraio 2011 - 12:43| Aggiornato il 18 Febbraio 2011 OLTRE 6 MESI FA

In ogni caso essere condannati per aver fatto scrivere 100 volte “sono un defic(i)ente” è cosa eccessiva.

Ogni giorno, ma proprio ogni giorno, si leggono notizie che hanno come scenario le scuole. Se non sempre le scuole gli alunni, i ragazzi. Bullismo, baby gang, discriminazioni, atti vandalici, addirittura rapine e pestaggi. Ma chi li cresce questi “personaggi”? Non bisogna certo generalizzare, ovviamente non tutti i ragazzi sono così. Molti però lo sono e quindi come comportarsi?

Possibile consegnare l’Italia ad una generazione così? Questo sta accadendo. Già perchè le cose sono due: o nessuno fa niente, oppure quando ci si prova si viene condannati, ed è un trionfo. “Professoressa violenta”. “Mio figlio maltrattato”. Violenta? Maltrattato? Allora se un alunno picchia un compagno, oppure tocca il sedere alla professoressa, il tutto naturalmente filmando col telefonino per mettere il video su YouTube come marchio di fabbrica, cosa fa in realtà? C’è anche chi dice che questi ragazzi lo fanno perchè si annoiano, perchè sono incompresi. Magari lo fanno solo perchè sono dei bulli, dei piccoli promettenti teppisti.

Non si deve sempre cercare la scusante o la psicologia minorile. Che ne sanno loro. Lo fanno e basta, perchè così gli dice la testa, così si sentono di fare, perché così si fa in tv e magari così agiscono o parlano i genitori.

Il fatto però rimane e quando accadono queste vicende si tende sempre a dare ragione al bulletto: scatta il complesso della mamma, per cui ogni figlio specie se maschio merita il premio Nobel .

Questa forse è allora la vera chiave di lettura. Mai come per questa volta vale il pensiero: “Lo faccio e continuo a farlo perchè tanto nessuno può dirmi o farmi niente”.