Rai, nel nuovo contratto regole più severe contro l’evasione del canone

Il governo si impegna ad aprire un tavolo istituzionale, con la partecipazione della Rai, per studiare iniziative contro l’evasione dal canone: è una delle novità più importanti del contratto di servizio 2010-2012 tra il ministero dello Sviluppo economico e la tv pubblica approvato ieri all’unanimità dal Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. Il testo dovrà andare ora in Vigilanza per il previsto parere, obbligatorio ma non vincolante, poi tornerà all’attenzione di Rai e ministero, che dovranno valutare quali suggerimenti della commissione eventualmente accogliere, e infine sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Dovrebbe diventare operativo tra fine aprile e inizio maggio. La disponibilità, messa nero su bianco, del governo a mettere mano all’annoso problema dell’evasione dal canone è una delle novità maturate negli ultimi giorni. A quanto si apprende, nell’ultima seduta del cda dedicata al contratto di servizio erano stati in particolare i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Angelo Maria Petroni a chiedere un impegno più stringente su questo fronte. Nel nuovo testo la Rai avrebbe ottenuto anche un’importante “clausola di salvaguardia”: la possibilità per l’azienda, di fronte a squilibri di natura economico-gestionale legati al gap tra le entrate da canone e i costi dei programmi “obbligatori”, cioè imposti dagli obblighi di servizio pubblico, di chiedere di rivedere il contratto di servizio.

Tra le altre novità, l’aumento della quota di servizio pubblico dal 65% al 70% sull’intera offerta e l’obbligo di realizzare almeno quattro canali tematici, dedicati tra l’altro alle news, ai bambini e all’audiovisivo italiano ed europeo. Per quanto riguarda la qualità della programmazione e dell’informazione, non sarebbero poi previsti strumenti di controllo esterni o modalità rigide di realizzazione delle trasmissioni, ma solo l’obbligo per la Rai di dotarsi di una carta dei doveri e dunque un richiamo all’autoregolamentazione. Sul fronte delle nuove tecnologie, il testo riproduce quello delle linee guida dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in materia di neutralità tecnologica e competitiva.

Nella fase di transizione al digitale terrestre, Viale Mazzini deve fornire l’intera programmazione delle reti generaliste su tutte le piattaforme “tecnologiche” e, dopo lo switch off definitivo, avrà la facoltà di diffondere la programmazione di servizio pubblico sulle piattaforme commerciali che ne faranno richiesta in base a negoziazioni eque, trasparenti e non discriminatorie. In altre parole, la Rai non è obbligata a stare su Sky e, nel caso in cui mettesse in discussione la sua permanenza sulla tv di Rupert Murdoch, potrebbe aprire un negoziato per cedere a prezzo equo i propri canali.

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