ROMA – Cesare Romiti “stuzzica” Mediaset (“Sarebbe grave se si interessasse alla carta stampata”) e Il Giornale risponde per le rime con un editoriale in prima pagina del direttore Alessandro Sallusti (della serie “senti da che pulpito viene la predica”).
Romiti, intervistato a Sky Tg 24, aveva detto che, se Mediaset si fosse interessata alla carta stampata, vi sarebbe stata una forte “limitazione della libertà” degli italiani. Sallusti ha ricordato che “attraverso Fiat prima e Gemina poi”, Romiti “aveva le mani sul Corriere della Sera (La Stampa faceva parte del patrimonio di casa, la Repubblica era di un parente stretto). E fu una presa forte, perché oltre alla passione l’uomo sapeva bene che potere e informazione vanno a braccetto”.
Secondo Sallusti “resta comunque triste vedere un ex grande dell’impresa italiana allinearsi all’antiberlusconismo militante pur di strappare un ultimo titolo di prima pagina, farsi strumento del Santoro di turno”. Il direttore del Giornale ha dunque ricordato che quando Romiti era alla Fiat, esisteva una sorta di “censura” sui giornali “amici”: “Ma chi vuole prendere in giro, dottor Romiti? Nei suoi giornali (io ci sono stato) non si poteva scrivere non dico una notizia ma neppure una riga che Fiat (cioè lei) non volesse, ligi al motto: ciò che serve a Fiat serviva al Paese”.
Infine, Sallusti ha fatto un paragone tra Gianni Agnelli e Silvio Berlusconi: “Lei crede, dottor Romiti, che qualche pm, direttore o cronista, durante il suo regno fosse libero di indagare sui conti esteri della famiglia Agnelli? Di curiosare tra i giovani amorazzi dell’Avvocato, che in quanto a bunga bunga la sapeva più lunga di Berlusconi? Di infangare la real casa pubblicando, per esempio, i veri motivi che portarono al suicidio del povero Edoardo?”.