Smettere di fumare con l’ipnosi: 8 su 10 ci riescono

ROMA  – Dire addio alle sigarette con l’ipnosi. Nessun pendolino che oscilla o numeri da prestigiatori: la tecnica vanta ormai una solida letteratura scientifica ed è molto diffusa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove ha preso piede fra i metodi per smettere di fumare. Soprattutto ha un tasso di successo dell’80%, secondo gli studi scientifici condotti. “Bastano due sedute e in otto casi su dieci il fumatore riesce a smettere o a ridurre drasticamente, concedendosi durante la giornata qualche bionda ‘rituale’, come quella dopo il caffè”, spiega all’Adnkronos Salute Francesco Rossani, odontoiatra romano. In poco più di due anni ha trattato con l’ipnosi oltre un centinaio di fumatori: “La stragrande maggioranza non ha più ripreso il pacchetto in mano”, sottolinea l’esperto, che ha cominciato con l’ipnosi sedativa, utilizzando questa tecnica al posto dei tranquillanti per i pazienti particolarmente ansiosi di sedersi sulla poltrona del dentista.

Poi l’ha applicata ai pentiti delle sigarette. “‘Voglio smetterè. Inutile sottoporsi all’ipnosi – afferma Rossani – se non si riesce a pronunciare prima questa frase ad alta voce. Sembra una banalità, ma chi non vuole smettere di fumare non riesce a dirlo. Non tratto pazienti che non hanno una reale volontà di chiudere con le sigarette”. Ecco l’identikit del paziente tipo: “Prevalentemente donna (75%), intorno ai 30-40 anni. Pochi hanno oltre i 50 anni, nessuno meno di 30 o più di 60”, racconta. In tanti hanno provato prima a smettere sostituendo le bionde “con le gomme alla nicotina, molti hanno puntato tutto sulla sigaretta elettronica che però è il surrogato di una sigaretta vera e alimenta una serie di automatismi, come la gestualità, che non aiutano a smettere. C’è poi chi ha provato i magnetini, beneficiando soprattutto dell’effetto placebo”.

Durante l’ipnosi, spiega l’esperto, “non si è incoscienti, ma in uno stato paragonabile al dormiveglia. Si è molto focalizzati su quello che viene detto. Con artifici e tecniche ‘ad hoc’, l’ipnosi riesce ad andare oltre la mente critica e a parlare con la mente sub- cosciente, la ‘sede’ delle fobie o di abitudini come il fumo: la si riprogramma e si inducono nuovi comportamenti”. Ecco, in sintesi, cosa avviene mandando il fumatore in trance.Negli Stati Uniti, o in Gran Bretagna, l’ipnosi è un metodo molto usato per smettere di fumare, la letteratura scientifica in materia è costruita sull’esperienza accumulata in questi Paesi, “dove l’ipnosi in generale è molto presente anche nello spettacolo, a teatro o in tv, e il pubblico è abituato, sa come funziona e non ne ha paura”, afferma Rossani. Gli italiani, invece, sono ancora diffidenti: pochi sanno in cosa consiste questa tecnica per dire addio al fumo, a meno che non l’abbiano provata.

In questo caso “il passaparola funziona e spinge chi magari ha già provato di tutto senza successo, a ricorrere all’ipnosi per liberarsi delle sigarette”, sostiene. Il risultato si ottiene con una o due sedute. “Si esegue una seduta base – prosegue il medico – più una opzionale, a cui si sottopone chi vuole chiudere completamente con il vizio, eliminando quelle 2-3 sigarette al giorno che continua a fumare. Nella prima seduta si dissuade il fumatore in due fasi: si crea uno scenario che dà benessere e serenità, in cui il fumo fa la sua comparsa come un elemento negativo, ostile, per esempio un nuvolone o una tromba d’aria. E’ la materializzazione di tutto il fumo entrato nei polmoni del tabagista, che viene spinto a liberarsene”. Ma ancora non basta. “La seconda fase – spiega – consiste nella generazione di un falso ricordo: si simula un balzo in avanti di un anno, un lungo periodo in cui il soggetto non ha più toccato una sigaretta. Questo anno viene vissuto come un ricordo reale, con tutti gli effetti positivi della cessazione da fumo, che vengono ‘assaporati’. Si dà dunque per scontato – nonostante siamo ancora in realtà alla prima seduta e abbiamo di fronte un fumatore – che abbia già smesso, associando questo ricordo a sensazioni positive”.

“Dopo la prima seduta un fumatore cosiddetto ‘blando’, che cioè si accende dieci sigarette al giorno, smette – sottolinea Rossani – L’accanito mantiene 2-3 sigarette ‘rituali’: può decidere se smettere del tutto sottoponendosi a una seconda seduta. Una seduta emotivamente più complessa della prima, in cui si crea uno scenario negativo legato al fumo. La sigaretta non è più vissuta come la valvola di sfogo ‘positiva’ a cui si ricorre in un momento di difficoltà, ma si induce la persona a utilizzare un certo tipo di forza per superare questa situazione”. Ma soprattutto, aggiunge, “si crea un percorso immaginario in cui ci si trova a tu per tu con la prima sigaretta fumata, da cui sono derivate tutte le esperienze negative vissute. E, durante l’ipnosi, questa sigaretta deve essere ‘materialmente distrutta’”.

Il percorso compiuto viene rafforzato con una “suggestione post ipnotica: si dà il comando che l’odore e il sapore di una sigaretta susciteranno un senso di nausea”. Nei giorni successivi si usa un sistema di rinforzo con i messaggini, almeno uno al giorno per una settimana. “Quanto questo sistema sia efficace non si sa – tira le somme Rossani – ma è molto apprezzato dai pazienti, li fa sentire meno soli nel loro percorso di disassuefazione dal fumo. Ogni seduta dura un’ora, ma il tempo percepito ‘sotto ipnosi’ è molto meno”. La tecnica, dunque, funziona. “Si smette di fumare senza incappare nei classici ‘effetti collaterali’ come ingrassare. Nei primi giorni dopo l’addio alle sigarette si è un pò più nervosi, per via della dipendenza dalla nicotina che però si supera più rapidamente di quanto si creda”, conclude l’esperto.

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