Congela l’uovo a 25-30 anni. Diventa mamma a 45 e passa

ROMA – A 23 anni ogni ovulazione può tramutarsi in una gravidanza nel 28% dei casi, a 39 anni nel 14%, a 40 nel 12%, a 42 nel dieci, a 43 soltanto nell’otto per cento dei casi. Questo dice la biologia, ma grazie al “social freezing” le donne possono liberarsi dal giogo del contatore biologico: congelando gli ovociti quando si è ancora giovani è possibile avere gravidanze anche oltre i 40 anni.

Annunciata come la “seconda rivoluzione sessuale” promette di essere una forma di prevenzione primaria dell’infertilità futura, ma c’è anche chi lo interpreta “come un vezzo per dedicarsi prima a carriera e vita sociale”. Il responsabile del Dipartimento di Ginecologia dell’Humanitas e docente a Yale, intervistato dal Corriere della Sera, ha fatto i conti: “Per la maggior parte delle donne che decidono di avere un figlio dopo i quarant’anni e non ci riescono, se prima non hanno congelato i propri ovociti, l’unica alternativa è la donazione dei gameti femminili”.

Negli Stati Uniti a lanciare il passaparola è stata l’anchor-woman della Abc, Diane Sawyer, che ha raccomandato alle sue colleghe di vitrificare i propri ovociti per usi futuri. In Italia è ancora tutto agli albori. Sebbene non ci sia ancora esperienza di gravidanze da scongelamento per social freezing, si considerano affidabili i risultati certificati per la fecondazione assistita. Secondo Andrea Borini, presidente della Società italiana di preservazione della fertilità, siamo ancora in una fase embrionale:  “Per dare un parametro di riferimento, trattiamo circa tremila pazienti l’anno”.

L’età però dovrebbe essere quella giusta: l’ideale è sotto i 35 anni. Eleonora Porcu del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, racconta: “Dissuado chi viene da me a 43-45 anni. Gli ovociti dopo i 35 anni hanno chance limitate e non si tratta comunque di una passeggiata”. C’è tutta una terapia ormonale da seguire e un intervento chirurgico, che per quanto poco invasivo possa essere, necessita di un’anestesia.

Che si tratti di una rivoluzione sessuale o di un adeguamento ai ritmi di carriera maschili, resta il dilemma di una maternità spostata sempre più in la nel tempo. Dall’altra parte però c’è l’opportunità di una tecnica che consente di prevenire diverse patologie, dal cancro dell’utero alla menopausa precoce, a chi soffre già in partenza di un’ovulazione più debole.

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