Tav sparita, Nord est scollegato e la Lega pensa a “un piccolo mondo (elettorale) antico”

Pubblicato il 27 Aprile 2011 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – L’occasione è quella del Festival Città impresa, che si è aperto nella mattinata di mercoledì 27 aprile. Scrive Dario Di Vico sul Corriere della Sera che il Festival sta “assumendo i contorni di un meeting delle classi dirigenti del Nord Est”. Un modo, insomma, per fare una sorta di punto della situazione sulle esigenze del territorio e delle imprese della zona.

Quest’anno, il Festival città impresa, è dedicato al tema delle infrastrutture e del viaggio: scelta saggia per Di Vico visto che il problema della mobilità nell’area, col passare del tempo, si sta cronicizzando. “La sensazione largamente diffusa a Nord Est – scrive Di Vico – è che non si riesca a mettere nell’agenda del Paese la costruzione della Tav tra Milano e Trieste e questa omissione viene percepita come la metafora di una mancata e piena integrazione”.

Quindi il giornalista punta chiaramente verso i responsabili della situazione attuale: “La nuova amministrazione regionale a trazione leghista non sembra aver maturato risposte di medio periodo, la sua cultura economica resta confinata in una visione dello sviluppo in chiave veneto-centrica. È la sindrome del Museo del Nord Est, dei mercatini a kilometro zero, della coltivazione elettorale di un piccolo mondo antico. Risultato: frequentando i luoghi dell’impresa e intervistando i presidenti delle associazioni industriali il sentimento prevalente è il disincanto politico, il Nord Est chiede reti lunghe e il sistema amministrativo restituisce idee corte e tanta propaganda”.

Alle aziende, quindi, non resta che arrangiarsi da sole (cosa che secondo Di Vico fanno benissimo) saltando il territorio. Peccato, però, che non sia una via percorribile per tutte. “La questione dei trasporti e delle connessioni – spiega poi Di Vico – si sta imponendo come centrale non solo nel Nord Est. Basti pensare all’infinito tormentone legato ai ritardi della Tav nella tratta Torino-Lione. Le voci su un ipotetico abbandono del progetto si susseguono, c’è la forte sensazione che volenti o nolenti si stia lentamente slittando verso una derubricazione e che non lo si annunci solo per volontà di tenere il punto e non darla vinta ai No Tav. Ma se l’alta velocità a Nord Est resta una chimera e la sollevazione della valle di Susa dovesse avere ancora la meglio che fine fa la strategia del Corridoio 5? Tra gli addetti ai lavori il dibattito è vivace anche se confinato in ambiti ancora ristretti e comunque le scadenze incombono”.

Oltre alla Tav c’è anche la questione dei porti liguri. La richiesta è quella di migliorare i collegamenti con Milano. Spiega Di Vico: “Questa pressione si concretizza nella richiesta di finanziare il Terzo Valico tra Liguria e Lombardia e ha fatto breccia anche in ambito bancario. Si sa poi che a breve gli svizzeri completeranno il traforo del Gottardo e a quel punto emergerà con grande chiarezza la miopia della politica italiana perché non ci sarà raccordo con il sistema infrastrutturale a nord dell’Italia”.

La conclusione del giornalista del Corriere è però sconfortante: “Mostreremo al mondo che non siamo stati capaci di costruire il Corridoio 5 e non saremo stati in grado nemmeno di pensare un asse di trasporto che colleghi Liguria, Lombardia e Svizzera a servizio e completamento della portualità ligure”.