La pirateria sta diventando sempre di più lo spauracchio delle case discografiche e di tutti c0loro che producono materiale audiovisivo. La Società italiana autori ed editori (Siae) sta pensando di combattere questo fenomeno utilizzando un altro strumento che ormai domina la vita di tutti noi: il telefono cellulare.
Quali sono i gesti più quotidiani per chi convive quotidianamente con la tecnologia? Utilizzare il cellulare ormai per qualsiasi cosa e poi se si vuole vedere un film, ascoltare della musica, leggere dei testi, scaricarli da internet. Il ragionamento della Siae, allora, parte proprio da qui: perchè non utilizzare al meglio l’uno, offrendo delle offerte, per eliminare l’altro?
Come? Dando ai consumatori un’offerta di prodotti audiovideo legale, alternativa alla pirateria, concertata con le compagnie telefoniche ma anche con tutti gli operatori del settore. E questo è l’obiettivo per il 2010 della Siae in tema di rispetto di diritti d’autore nell’era di Internet e delle multi piattaforme. Lo rende noto l’Ansa.
«Stiamo dialogando con le compagnie telefoniche per inserire con un extra all’interno del canone il pagamento della fruizione dei prodotti audiovisivi – ha detto Virginia Filippi, consulente multimediale della Siae, in un incontro organizzato dall’Anart (l’Associazione nazionale degli autori teatrali e tv) a cui erano presenti anche rappresentanti di Rai e Mediaset – Bisogna iniziare a cambiare le abitudini del consumatore, come è stato fatto per il settore delle scommesse clandestine: da quando sono state legalizzate il gettito erariale ha superato quello dell’Iva».
Filippi ha spiegato che il coinvolgimento delle compagnie telefoniche per il pagamento del «valore generato» e non della «singola fruizione», nasce dalla considerazione che in Italia sono «8 milioni gli abbonati alla banda larga per usi domestici (12 milioni quelli Telecom)», «la media dei contenuti audiovideo che passa è di 1.300 files al mese», e che «il pirata medio non è un ragazzino ma appartiene alla fascia d’età 25-44 anni, cioè quella che in altri mercati è definita responsabile d’acquisto».
«Oggi il valore della pirateria è dieci volte il valore legale, in Italia è stimato in 300 milioni di euro – ha ricordato Virginia Filippi – La Siae è da tempo impegnata su questo fronte: abbiamo creato Legal Bay, in contrapposizione a Pirate Bay, una piattaforma di offerta integrata di contenuti audiovideo che prevede accordi con i titolari dei diritti. Stanno aderendo produttori musicali e cinematografici, siamo in contatto con produttori televisivi».
«È arrivato il momento di non parlare più di Internet, ma di un’azione comune e tempestiva per capire come e dove andare a prendere i guadagni», ha detto Carlo Nardello, amministratore delegato di Raitrade, mentre David Bogi di Mediaset Premium ha spiegato «che oltre alla questione dei pagamenti è importante considerare i diversi terminali di fruizione (tv, pc, cellulari) che forse necessitano di contenuti creati ad hoc».
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