Terrorismo, magistrati, errori giudiziari: il Giornale contro l’uso delle vittime e degli “eroi”

Dopo la giornata in memoria delle vittime del terrorismo, che cade nel giorno – il 9 maggio – in cui fu scoperto il corpo senza vita di Aldo Moro, Il Giornale attacca l’uso che di questa giornata è stato fatto: una serie di iniziative volte a ricordare i magistrati uccisi dal piombo terrorista o mafioso. Un uso strumentale, secondo il quotidiano di Paolo Berlusconi, diretto da Alessandro Sallusti, che spiega le sue ragioni con un’apertura dal titolo “Per quei giudici ma non solo”. Dalla prima pagina parte l’articolo portante a firma Stefano Zurlo. E’ concepito come una “Spoon River”, una collana di storie delle vittime della malagiustizia italiana:

Il primo caso, il più vecchio di questa Spoon River, è quello di Enzo Tortora. Lo presero il 17 giugno 1983 insieme ad altre 855 persone in una retata anticamorra ordinata dalla procura di Napoli. Il presentatore televisivo rimase due anni detenuto, fra carcere e detenzione domiciliare, poi fu condannato a 10 anni per associazione camorristica e spaccio di stupefacenti. Lui continuava a proclamarsi innocente, i Pm non gli credettero. […] Poi in appello, la verità salta fuori e nella sentenza si legge: «Si è trattato del nulla, del nulla più becero, più improfessionale, più sprovveduto, più tendenzioso». Il nulla, il nulla che può distruggere una carriera e uccidere un uomo. La riparazione arriva tardi. Tortora si ammala e muore di cancro il 18 maggio ’88.

[…] Sergio Moroni, deputato socialista, si spara un colpo di fucile dopo aver ricevuto due avvisi di garanzia per le tangenti. La sua non è una posizione grave, ma in quei giorni nessuno distingue. L’avviso di garanzia è un ergastolo sociale e il parlamentare toglie il disturbo. […]. Certo, quando si spara, Moroni non vede vie d’uscita. Come non le vede l’ex presidente dell’Eni Gabriele Cagliari. È l’estate del ’93, l’estate delle tricoteuse. Cagliari infila la testa in un sacchetto di plastica e si uccide. In una cella di San Vittore, il carcere che aveva definito con un’immagine vagamente dantesca «il canile». La procura di Brescia apre un fascicolo: il pm Fabio De Pasquale avrebbe promesso la libertà a Cagliari, ma poi sarebbe andato in vacanza. De Pasquale viene prosciolto, gli amici del manager continuano pensare che sia stato ucciso. […] Luigi Lombardini, magistrato, viene interrogato da uno squadrone di colleghi arrivati da Palermo e guidati da Giancarlo Caselli. È l’11 agosto ’98 e Lombardini è indagato per estorsione aggravata in relazione al sequestro Melis. Finito lo sfiancante confronto con i pm siciliani, Lombardini si allontana un attimo e si spara. […]

Perché nel marzo ’95 si suicida il maresciallo Antonino Lombardo? Lombardo comanda la stazione dei carabinieri di Terrasini, è un uomo importante per l’Arma, ha nelle mani un compito delicatissimo: convincere il boss Gaetano Badalamenti, in cella negli Usa, a collaborare. Ma il 23 febbraio ’95, nel corso della trasmissione di Michele Santoro Tempo reale, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e quello di Terrasini Manlio Mele, pure lui della Rete, puntano il dito contro il sottufficiale: è colluso con Cosa nostra. Lombardo si sente delegittimato, abbandonato, forse accerchiato anche dalla magistratura. […]

Calogero Mannino viene arrestato il 13 febbraio 1995 per il più classico e impalpabile dei reati siciliani: il concorso esterno in associazione mafiosa. Lo scagionano a gennaio 2010, dopo 15 anni e cinque processi. […]  I coniugi Covezzi, genitori di quattro figli in un paese della Bassa modenese. La polizia porta via i bambini il 12 novembre ’98, poi arriva una condanna pesantissima per pedofilia. L’anno scorso, finalmente, l’assoluzione. Ma è troppo tardi. Quei ragazzi sono cresciuti, sono grandi, hanno rinnegato papà e mamma. Arriva tardi anche la riabilitazione per don Giorgio Govoni, prete e amico dei Covezzi, infilato nella stessa storia. Lo condannavano in primo grado, muore d’infarto alla vigilia del verdetto d’appello.

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