Transessuali, spesso clandestini: il mercato li chiama, la società li respinge. Eugenia Romanelli su Liberazione. Un articolo di un anno fa, che torna di attualità oggi

Pubblicato il 1 Novembre 2009 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA
La cattura di un transessuale a Roma

La cattura di un transessuale a Roma

Il caso Marrazzo ha portato sulle prime pagine dei giornali il mondo dei transessuali. E ha riportato di attualità un articolo di oltre un anno fa, scritto da Eugenia Romanelli per Liberazione. Ne riportiamo stralci e il link al testo completo.

L’articolo comincia con una “domanda: preferisci un’aggressione o la reclusione? Oggi in Italia è questa la scelta per molte transessuali, se sono anche migranti. E così le vittime di un reato diventano colpevoli”.

La risposta è nei fatti che vengono riportati di seguito: “E’ successo a Roma: bussano in casa, la trans non apre. Bussano più forte, è un uomo, vuole un rapporto sessuale. Prova a sfondare la porta. La trans, brasiliana, 33 anni, chiama il 112. I militari arrivano ma portano in caserma lei: arrestata perché inottemperante ad un provvedimento di espulsione emesso a suo carico. I carabinieri della stazione Tomba di Nerone hanno poi accertato che l’uomo, 42 anni, romano, risulta l’inquilino del monolocale occupato dalla trans, formalmente concessogli in locazione come prestanome da una società: è stato denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il monolocale è stato sequestrato”.

Eugenia Romanelli riporta poi una serie di commenti, in prevalenza dai radicali: «Cosa doveva fare per salvarsi – dichiara Antonella Casu, segretaria di Radicali Italiani – farsi uccidere, così tutti si sarebbero disperati per l’ennesimo episodio di violenza ed emarginazione?».

Vladimir Luxuria denuncia un clima di finta sicurezza e lancia un allarme importante: «Sta cambiando lo stigma. Se prima era il comportamento ad essere criminalizzato, adesso è la categoria: trans, prostitute, migranti. Se una persona comprende tutte e tre queste condizioni diventa criminalizzata al cubo, nei fatti senza gli stessi diritti di un cittadino comune. E’ un paese civile quello in cui i soggetti deboli sono perseguiti invece che protetti?».

Sulla stessa traccia interviene anche Marcella Di Folco, storica presidente del Mit (Movimento Italiani Transessuali): «Maroni può essere orgoglioso dei risultati ottenuti: alla fine il soggetto più debole paga per tutti. Ma non è così che si risolvono i problemi. Ritenere alcune categorie astratte inferiori e per questo colpevolizzarle crea diritti mostruosi come quello di stupro. E’ assurdo considerare i trans e chi si prostituisce socialmente pericoloso, casomai sono soggetti che rendono un servizio sociale. La trans di Roma ha offerto un contributo a tutta la cittadinanza con la sua denuncia perché quell’uomo poteva aggredire chiunque altro, trattandosi di un violento. Intimidire chi denuncia è un atto stupido perché crea debolezza nella società».

Rita Bernardini, ex segretaria radicale, ora deputata Pd, lancia una provocazione:«Gli italiani sono sempre stati tolleranti sulle scelte dei singoli e sugli orientamenti sessuali di ciascuno. Non c’è discriminazione nei confronti dei transessuali. Anzi bisogna stare attenti a come si parla di questi fatti. Perché non vorrei che capitasse quello che avvenne per i sassi gettati dai cavalcavia. Quando vengono montate delle campagne c’è il rischio che poi alcuni fenomeni si possano verificare davvero».