Transessuali, spesso clandestini: il mercato li chiama, la società li respinge. Eugenia Romanelli su Liberazione. Un articolo di un anno fa, che torna di attualità oggi
Il caso Marrazzo ha portato sulle prime pagine dei giornali il mondo dei transessuali. E ha riportato di attualità un articolo di oltre un anno fa, scritto da Eugenia Romanelli per Liberazione. Ne riportiamo stralci e il link al testo completo.
L’articolo comincia con una “domanda: preferisci un’aggressione o la reclusione? Oggi in Italia è questa la scelta per molte transessuali, se sono anche migranti. E così le vittime di un reato diventano colpevoli”.
La risposta è nei fatti che vengono riportati di seguito: “E’ successo a Roma: bussano in casa, la trans non apre. Bussano più forte, è un uomo, vuole un rapporto sessuale. Prova a sfondare la porta. La trans, brasiliana, 33 anni, chiama il 112. I militari arrivano ma portano in caserma lei: arrestata perché inottemperante ad un provvedimento di espulsione emesso a suo carico. I carabinieri della stazione Tomba di Nerone hanno poi accertato che l’uomo, 42 anni, romano, risulta l’inquilino del monolocale occupato dalla trans, formalmente concessogli in locazione come prestanome da una società: è stato denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il monolocale è stato sequestrato”.
Eugenia Romanelli riporta poi una serie di commenti, in prevalenza dai radicali: «Cosa doveva fare per salvarsi – dichiara Antonella Casu, segretaria di Radicali Italiani – farsi uccidere, così tutti si sarebbero disperati per l’ennesimo episodio di violenza ed emarginazione?».
Vladimir Luxuria denuncia un clima di finta sicurezza e lancia un allarme importante: «Sta cambiando lo stigma. Se prima era il comportamento ad essere criminalizzato, adesso è la categoria: trans, prostitute, migranti. Se una persona comprende tutte e tre queste condizioni diventa criminalizzata al cubo, nei fatti senza gli stessi diritti di un cittadino comune. E’ un paese civile quello in cui i soggetti deboli sono perseguiti invece che protetti?».
Sulla stessa traccia interviene anche Marcella Di Folco, storica presidente del Mit (Movimento Italiani Transessuali): «Maroni può essere orgoglioso dei risultati ottenuti: alla fine il soggetto più debole paga per tutti. Ma non è così che si risolvono i problemi. Ritenere alcune categorie astratte inferiori e per questo colpevolizzarle crea diritti mostruosi come quello di stupro. E’ assurdo considerare i trans e chi si prostituisce socialmente pericoloso, casomai sono soggetti che rendono un servizio sociale. La trans di Roma ha offerto un contributo a tutta la cittadinanza con la sua denuncia perché quell’uomo poteva aggredire chiunque altro, trattandosi di un violento. Intimidire chi denuncia è un atto stupido perché crea debolezza nella società».
Rita Bernardini, ex segretaria radicale, ora deputata Pd, lancia una provocazione:«Gli italiani sono sempre stati tolleranti sulle scelte dei singoli e sugli orientamenti sessuali di ciascuno. Non c’è discriminazione nei confronti dei transessuali. Anzi bisogna stare attenti a come si parla di questi fatti. Perché non vorrei che capitasse quello che avvenne per i sassi gettati dai cavalcavia. Quando vengono montate delle campagne c’è il rischio che poi alcuni fenomeni si possano verificare davvero».