Travaglio a Bersani: “Dimettiti, gli elettori del Pd ringrazieranno”

ROMA – Marco Travaglio invita Bersani a dimettersi: nell’editoriale pubblicato in prima pagina sul Fatto Quotidiano il 2 ottobre, il giornalista ha incitato il segretario del Pd a lasciare la propria carica.

Secondo Travaglio Bersani, da quando è segretario, “non ne ha mai azzeccata una”. Proprio per questo, sostiene il giornalista, “i suoi elettori saranno ben lieti” di ringraziarlo” quando annuncerà le sue dimissioni da segretario, da candidato premier, da tutto”.

Travaglio ricorda come i vertici del partito siano sempre riusciti a proporre politiche diverse dal parere dei propri elettori. Ultimo esempio, in ordine temporale, il referendum per abrogare la legge elettorale: “Parisi, Di Pietro, Segni, Vendola e altri raccolgono le firme per cancellare la norma più odiata dagli italiani dalle leggi razziali: il Porcellum di Calderoli. Ma l’astuto Bersani non ci sta: gli elettori del Pd cercano invano i banchetti alle feste del partito (un tempo feste dell’Unità), ma li trovano soltanto in alcune, perlopiù seminascosti fuori dal recinto”.

E lo stesso Bersani, ricorda Travaglio, non aveva appoggiato in prima battuta l’idea del referendum: “Il sagace Bersani, per non dispiacere al compagno Piercasinando (Pier Ferdinando Casini), al geniale D’Alema e al fico Fioroni, pontifica: “Meglio la via parlamentare”. Uòlter (Veltroni) aderisce, poi si dissocia, poi firma. Risultato: 1.210.466 firme che ora garantiranno o una legge elettorale migliore o la fine del regime e le elezioni a primavera. Bersani, che non risulta aver firmato, fa la supercazzola: “Non ci abbiamo messo il cappello, ma abbiamo messo i banchetti” e chiede che qualcuno lo ringrazi”.

Bersani, argomenta Travaglio, si è posizionato sulla scia dei suoi precedessori, quasi mai in sintonia con la base: gli esempi fatti dal giornalista sono tanti, dal G8 di Genova ai girotondi, dalle guerre in Iraq e Afghanistan, dal Lodlo Alfano ai referendum.

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