Truffa ossigeno da 6 milioni a Bari: prescrizioni senza necessità

BARI, 3 SET – Prescrizioni di ossigeno forzate a pazienti che in qualche caso non ne avevano bisogno erano diventate funzionali per dare vita a una frode ai danni del Sistema sanitario sanitario (Ssn), stimata dai militari del Nucleo antisofisticazioni sanitarie (Nas) dei carabinieri in oltre sei milioni di euro nel triennio 2007/2009. L'indagine, avviata nel 2008 dalla Procura di Bari dopo la denuncia di due addetti alla consegna a domicilio di bombole di ossigeno licenziati da aziende specializzate nella commercializzazione di gas medicali (Messer medical Italia e Medigas Italia, rispettivamente con sedi a Torino, Milano e Bari), ha portato oggi alla notifica di 47 avvisi di conclusione a 19 medici, per lo piu' pneumologi, e 28 tra imprenditori, informatori farmaceutici, ristoratori e infermieri delle province di Bari, Milano, Torino, Roma, Napoli, Lecce e Rieti. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, false fatturazioni e truffa ai danni del Ssn. E' stata accertata anche una frode ai danni della Regione Puglia che nel solo 2007 ha speso, per la fornitura di terapia domiciliare di ossigeno, 24 milioni di euro (pari alla consegna di 199 mila bombole) di cui otto milioni per le cure dispensate dalla sola Asl Bari ai pazienti del territorio.

L'inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Ciro Angelillis e Grazia Maria Nanna, ha evidenziato un sofisticato modus operandi. I medici prescrivevano ossigeno anche a pazienti che non ne avevano bisogno. I dipendenti addetti alle consegne delle bombole facevano in modo da calibrare l'erogazione del liquido in modo tale da ritirare gli erogatori pieni per meta' trasferendoli, come fossero appena ricaricati, a un altro paziente. E proprio questo espediente ha dato luogo alla truffa in modo prevalente. Un artificio per indurre le asl a rimborsare doppie prescrizioni mediche a fronte di consumi in realta' inferiori.

Il raggiro prevedeva ricompense ai medici sotto forma di danaro contante e viaggi e mettendo a disposizione dei loro studi privati personale e materiale sanitario. Soldi che gli informatori farmaceutici si procuravano gonfiando fatture di pranzi e cene. Sono, infatti, una decina i ristoratori indagati per aver emesso fatture false per un importo di 150 mila euro. Emblematico il caso di un ristorante di Trani che ha consegnato ricevute per un totale di 24 mila euro a due soli agenti.

Sono 13 gli ospedali dove sono stati compiuti controlli. Una trentina, in tutto, le perquisizioni eseguite anche in studi medici privati, con sequestri di pen drive, supporti informatici e computer.

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