L’Ue fuori dal mondo digitale, nella top ten nessun sito internet europeo

Pubblicato il 4 Maggio 2010 - 12:50 OLTRE 6 MESI FA

L’Unione europea è fuori dal mondo digitale: nemmeno un’azienda europea nella top ten di quelle di maggior successo (ai primi posti Google, Amazon, eBay e Facebook), sono europei solo quattro dei 54 siti più visitati, e arranca anche sulla penetrazione della fibra ottica. A puntare il dito contro l’arretratezza digitale dell’Unione è proprio la Commissione Ue, che il 12 maggio approverà il suo piano per rilanciare lo sviluppo della rete, sia nei contenuti che nelle infrastrutture, per dare a tutti gli europei internet veloce (sopra i 30 Mbps) entro il 2020 e sbloccare un potenziale di un milione di posti di lavoro.

Il settore dell’Ict (Information and comunication technology) è responsabile del 4,8% del Pil europeo – circa 660 miliardi di euro all’anno – e contribuisce per il 30% alla crescita della produttività, aiutando le industrie a innovarsi grazie alle nuove tecnologie. Ma sono ancora parecchi gli ostacoli che impediscono all’Europa di mettersi in riga con lo sviluppo tecnologico del resto del mondo: al momento è ultima tra i principali Paesi del G20 con meno dell’1% di penetrazione della fibra ottica (in Usa è al 2%, in Giappone al 12% e in Corea al 14%).

Per questo Bruxelles chiederà agli Stati membri di spingere sulle reti di nuova generazione, abbassando i costi amministrativi, con l’obiettivo di dare a tutti la banda larga entro il 2013 ed entro il 2020 internet sopra i 30 Mega. Mentre sopra i 100 Mbps ad almeno il 50% degli europei. Un ruolo chiave sarà giocato dalle tecnologie mobili che, spiega la Commissione, grazie a politiche di liberazione dello spettro reso disponibile dal dividendo digitale, aiuteranno a garantire la copertura nelle aree dove lo sviluppo delle infrastrutture è più difficile. Anche per quanto riguarda i contenuti, l’Europa deve ancora abbattere qualche muro per costruire un mercato unico e poter fornire la stessa offerta a tutti i cittadini.

Oggi, solo per fare qualche esempio, la musica on line è ostaggio di un complesso sistema di licenze che cambia da Paese a Paese. E rende difficile per distributori come i-Tunes e Amazon offrire la stessa scelta in tutti i 27. Si tratta di un problema che esiste per la diffusione on line di tutti i contenuti dell’industria creativa protetti da copyright, un sistema che con l’arrivo dell’iPad farà sentire ancor di più i suoi limiti, costringendo la Apple a negoziare la diffusione di contenuti in ogni singolo Paese europeo e quindi impedendo ai cittadini Ue di avere accesso agli stessi contenuti.

Per questo, spiega Bruxelles, occorre affrontare il problema dei diritti d’autore, pensando ad un sistema europeo di licenze che semplifichi le regole e salvaguardi allo stesso tempo gli interessi dei proprietari dei contenuti. E la Commissione proporrà una direttiva sulla gestione collettiva dei diritti già l’anno prossimo.