Uranio, al via un’indagine sulla salute del personale dei poligoni

ROMA – Valutare lo stato di salute di chiunque, militare o civile, abbia prestato servizio per almeno 3 mesi nel Poligono interforze del Salto di Quirra, in Sardegna, tra il 1995 e il 2005: è questo l’obiettivo della ricerca appena partita a Perdasdefogu e Capo San Lorenzo, che sarà coordinata da Pierluigi Cocco, professore di Medicina del lavoro dell’università di Cagliari e medico competente del poligono dal 2002 per conto dell’azienda ospedaliero- universitaria di Cagliari. Lo studio, che è uno dei sette finanziati dal ministero della Difesa, analizzerà lo stato di salute dei lavoratori civili e militari del ‘Pisq’ per capire se la comparsa di tumori e malformazioni alla progenie siano da mettere in relazione con l’esposizione a radiofrequenze, solventi usati per la pulizia dei radiobersagli, vaccinazioni, isotopi radioattivi (come l’uranio impoverito o il torio 232), nanoparticelle e con l’aver partecipato a missioni all’estero. Gli eventi patologici registrati saranno messi a confronto con i dati della popolazione generale che non è stata esposta a questi fattori, estrapolati dai registri dei tumori disponibili in Italia e le schede di dimissione ospedaliera conservate presso le asl.

Sarà così possibile verificare se esiste o meno una maggiore frequenza di tumori nel personale del Pisq e se la loro esposizione a questi fattori abbia prodotto o no una maggiore ricorrenza di malformazioni neonatali e aborti spontanei. “Visto l’allarme suscitato nella popolazione dalle notizie – spiega Cocco – e le segnalazioni riportate dagli organi di stampa, è importante fare chiarezza e valutare tutte le possibili cause, per chiarire se esiste o meno una vera ‘sindrome di Quirra’. Indubbiamente c’è una serie di problemi ambientali di interesse generale, da studiare con attenzione, ed è importante fare tutte le indagini necessarie per capire ed escludere o confermare le varie ipotesi sul tappeto”.

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