Canova 2012: la “Danzatrice con i cembali” ritrova le sue braccia

La Danzatrice con i Cembali di Antonio Canova
La Danzatrice con i Cembali di Antonio Canova

La Danzatrice con i cembali è tornata a nuova vita: l’opera del 1809 di Antonio Canova ha nuovamente le braccia. Merito di un restauro perfetto, con errori al massimo di o,5-0,1 millimetri, quindi invisibili ad occhio nudo, durato due anni.

Il modello in gesso della Danzatrice, conservato nell’Ala Scarpa della Gipsoteca di Possagno (Treviso), è stato riportato alla sua interezza conservata fino a quando una granata astroungarica colpì la collezione di Canova durante i cannoneggiamenti del novembre del 1917.

Durante quei combattimenti la Danzatrice perse entrambe le braccia e il bacino e la ciotola, cioè i cembali. Adesso, tornata allo splendore originale, verrà esposta alla mostra “Canova e la danza” che si aprirà a Possagno il 3 marzo.

Questo restauro perfetto è costato trecentomila euro, non molto se si pensa ai milioni spesi per il restauro del Cristo di Michelangelo.

Il restauro, peraltro reversibile, dal momento che le braccia possono essere eliminate senza inficiare l’opera, rispecchia fedelmente la scultura in marmo copiata per l’ambasciatore russo a Vienna Andrei Razumovskij che oggi si trova al Bode Museum di Berlino. E’ stato possibile grazie al connubio di arte e tecnologia, come testimonia un lungo articolo del Corriere della Sera.

Secondo Mario Guderzo, direttore del museo, “Questo risultato si propone come un interessantissimo paradigma non solo per la conservazione, ma anche per il ripristino delle opere d’arte danneggiate. Qui, vorrei sottolinearlo, non stiamo ragionando su un “falso”, poiché è tutto perfettamente autentico grazie alla strumentazione elettronica più sofisticata ed efficace esistente sul mercato internazionale. In più le braccia realizzate grazie alle indicazioni della scansione sono perfettamente eliminabili. Quindi l’originale canoviano non solo non soffre di un’aggiunta posticcia, ma ritrova la sua integrità con un intervento non invasivo. E si aprono orizzonti concreti di intervento anche per le altre dieci opere danneggiate nel 1917″.

Il risultato finale, agli occhi di Guderzo, “è anche la cancellazione di una traccia legata all’ idea di guerra, di distruzione. In più il pubblico può constatare come oggi esistano mezzi e strumenti non solo per conservare i beni culturali, ma anche per riportarli alla loro antica bellezza, seguendo con la dovuta attenzione tutte le regole per un buon restauro”.

 

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