Arte e Stato italiano, chiamata alle Arti: lo Stato cerca sponsor e soci, gli sgravi fiscali non bastano

Arte e Stato italiano, chiamata alle Arti: lo Stato cerca sponsor e soci per salvare un immenso patrimonio culturale. Gli sgravi fiscali non bastano. L’Artbonus ha raccolto briciole. Va rivisto

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 24 Luglio 2022 - 13:37 OLTRE 6 MESI FA
Arte e Stato italiano, chiamata alle Arti: lo Stato cerca sponsor e soci, gli sgravi fiscali non bastano

Arte e Stato italiano, chiamata alle Arti: lo Stato cerca sponsor e soci, gli sgravi fiscali non bastano

Arte e Stato italiano. Chiamata alle Arti. Cercasi sponsor e soci per salvare un patrimonio d’arte italiano stimato in 219 miliardi fra beni mobili e immobili (report di P.A. Franini).

Chissà se l’argomento sarà affrontato nella turbolenta campagna elettorale appena iniziata? Forse Franceschini dirà qualcosa al riguardo. Anzi ha già cominciato. Blandamente. Sgarbi non aspetta altro per rilanciare il suo mantra approfittando della visibilità che offrono i media prima e dopo le urne del 25 settembre.

Poi tanto silenzio o giù di lì. Lo Stato da solo non ce la fa. Di qui la ricerca di finanziatori privati (aziende, mecenati , soci).

Occorrono incentivi fiscali adeguati al nostro patrimonio di Arte

Come accade nel mondo anglosassone. L’Artbonus – il credito di imposta, pari al  65% dell’importo donato, introdotto nel 2014 –  non ha prodotto finora “erogazioni liberali “ memorabili.  In otto anni sono stati donati 694 milioni di euro. Certo, una bella cifra. Ma è poco nei confronti del fabbisogno. Colpa di “sgravi fiscali “ poco appetibili, e comunque inferiori a quelli esteri. “Lo Stato dovrebbe fidarsi di più dei privati”, dice Beppe Costa, Ad di Costa Edutainment e di OperaLaboratori. Cioè le due società leader che si occupano della gestione di importanti realtà come l’Acquario di Genova o gli Uffizi di Firenze fino al Duomo di Siena e quello di Spoleto. Il problema è questo.

COMUNICAZIONE ANCORA FRAGILE

Sì, l’Artbonus ha funzionato (discretamente) laddove è stata fatta una intelligente opera di comunicazione e sensibilizzazione del territorio. Altrove poco o niente. A Mantova una storica azienda da anni è al fianco di fior di restauratori e pure delle Accademie di Belle Arti con l’appoggio  (in passato)di grandi maestri come Guttuso, Vedova, Aligi
Sassu, Corrado Cagli, Lanfranco, Remo Brindisi, Gustave Singier, Hans Harung. Una operazione che “ha aumentato la reputazione della azienda”come dice Diana Bracco. È lo stesso pensiero del ministro Franceschini. Ma non basta. E con il governo Draghi dimissionario c’è poco da illudersi.

PATRIMONIO CULTURALE E DI ARTE A LIVELLO MONDIALE

L’Italia possiede il più ampio patrimonio culturale del globo. In sintesi:3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici ; e 55 siti Unesco, cioè patrimonio dell’Umanita. Qualche esempio? Dai parchi archeologici di Agrigento, Pompei ai centri storici di Roma, Napoli,Firenze,Pienza, Siena, Urbino, Verona, Vicenza e le ville palladiane.

E poi la costiera Amalfitana, Ferrara e il suo Delta del Po, i sassi di Matera, i trulli di Alberobello, le isole Eolie, le colline del Prosecco, l’orto botanico di Padova, Portovenere, i siti palafitticoli delle Alpi, Venezia e la sua laguna e numerose ville  romane,toscane ,eccetera. Il Mondo ci guarda. Se non curiamo il nostro scrigno,perdiamo turismo e la faccia.