Il codice Da Vinci: rebus ed anagrammi per trovare la firma di Leonardo

Leonardo da Vinci avrebbe firmato i suoi capolavori, non solo con l’impronta del dito che appare in alcuni dipinti, ma anche attraverso le iscrizioni contenute nei cartigli raffigurati accanto ai soggetti. Insomma, rebus e anagrammi che invariabilmente danno la parola ‘Vinci’ come soluzione.

A sostenerlo è una ricerca condotta da Carla Gori e contenuta in un volume di prossima pubblicazione. Lo studio analizza due dipinti, il Musico della Pinacoteca Ambrosiana e il Ritratto di Luca Pacioli con un allievo, conservato al Museo di Capodimonte. In primo luogo, i due personaggi (il musico e l’allievo) sarebbero, secondo un’ipotesi formulata dalla Gori, la raffigurazione di Galeazzo Sanseverino, genero di Ludovico il Moro e comandante generale dell’Armata Ducale, al fianco di Leonardo in alcuni episodi salienti.

Le due opere presentano ciascuna un cartiglio, ma la scritta del dipinto dell’Ambrosiana, sostiene la studiosa, è ormai illeggibile. Mentre invece, e per la prima volta, sottolinea Carla Glori, sono state decifrate le frasi in latino contenute nei cartigli contenuti nel Ritratto di Capodimonte e in quello di Ginevra Benci, dipinto custodito alla National Gallery di Washington.

Il gioco enigmistico costruito nelle frasi porta alla scritta ‘Vinci’, quella firma del genio toscano mai apposta in maniera palese nei suoi capolavori a garantirne la paternità. La Glori ha dedicato la parte conclusiva della sua ricerca alla vera identità della Gioconda, riconducibile anche per la studiosa a Bianca Sforza, figlia naturale legittimata di Ludovico il Moro e moglie di Galeazzo Sanseverino.

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