Opere d’arte: a Maastricht il mercato riparte all’insegna dell’ottimismo

TEFA, ovvero un acronimo poco conosciuto che indica uno degli eventi più importanti del mercato mondiale dell’arte. Ogni anno si tiene a Maastricht quella che viene considerata come la più completa esposizione delle grandi case d’arte europee e americane, The European Fine Art Fair. Quest’anno però alla solita valenza estetica e commerciale, se ne è aggiunta un’altra.

Il mercato delle opere d’arte racconta, infatti, l’umore reale degli attori economici meglio di quanto possono fare mille statistiche. E così, si viene a sapere che la fiducia è tornata a regnare nel mondo della finanze e dell’economia. Seguendo un’edizione 2009 all’insegna della cupezza, dei portafogli vuoti, degli scambi a rilento, si registra quest’anno una netta inversione di tendenza. Inoltre, anche se diverse transazioni sono state già finalizzate, la maggior parte degli affari sarà portata a termine solo dopo settimane o mesi dalla fine della fiera.

Per citare solo qualche affarone: Johhny Von Haeften, leader europeo nella pittura olandese e fiamminga con sede a Londra ha, al giorno d’oggi, venduto già dieci dipinti, di cui almeno dieci di grande importanza. Tra questi una natura morta di Simon Luttichuys, maestro olandese morto nel 1661. La tela è stata aggiudicata per la somma di 2.25 milioni di dollari dopo la rapida decisione di un collezionista privato americano di provenienza dal Midwest.

Senz’altro, uno dei segni più tangibili dell’ottimismo che riconquista il mercato è il fatto che i commercianti hanno ricominciato a vendersi le opere tra di loro. Daniel Katz di Londra gongolava di gioia per la transazione appena eseguita: l’acquisto da un’altra galleria londinese, Dickinson, di un Corot del 1830.

Tra i pezzi più eccezionali presenti nella fiera deve essere menzionato un Buddha del sedicesimo secolo scolpito in avorio di rinoceronte, una rarità assoluta che potrebbe essere stata venduta (il prezzo non è stato svelato) per una cifra intorno ai 400.000 dollari. Non male per una statuetta di 11 centimetri. Altrettanto sorprendente, una monumentale vasca Zhou di provenienza cinese, datata al sesto o al settimo secolo avanti Cristo. Prezzo richiesto: 1.5 milioni di dollari. La presenza di Gisèle Croës, una delle autorità mondiali nel campo, ha assicurato la grande qualità dell’arte cinese esposta.

Infine, la fiera meritava senz’altro la visita anche solo per la visione di un’opera sorprendente: una maestà della Vergine scolpita al 1180 nell’Ile-de-France, un capolavoro assoluto del primo gotico. Un museo si è già fatto avanti per l’acquisizione. Non resta che sperare che la trattativa vada in porto.

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