Frida Kahlo. Oltre il mito: al Mudec di Milano la pittrice messicana come non l’avete mai vista

Il celebre Autoritratto di Frida Kahlo esposto al Mudec di Milano
Frida Kahlo, Autoritratto (1940). Prestatore: Harry Ransom Center – The University of Texas, Austin
© Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, México, D.F. by SIAE 2018

MILANO – Se pensate di sapere ogni cosa su Frida Kahlo, se siete convinti di aver visto tutti i suoi dipinti e credete che quella al Mudec di Milano sia solo l’ennesima mostra dell’artista messicana più famosa al mondo vi dovrete ricredere.

Opere inedite, mai apparse prima in Italia, carteggi e fotografie, ma anche abiti d’epoca e manufatti precolombiani costruiscono una vera immersione nell’arte della pittrice. Un percorso che si snoda in quattro sezioni (la donna, la terra, la politica, il dolore) che rappresentano, per espanderlo, ognuno degli aspetti principali dell’opera di Frida Kahlo, di cui in questa esposizione si intende dare un approfondito ritratto dell’artista e non solo dell’icona, come spesso fatto in passato.

Frida Kahlo. Oltre il mito, al Museo delle Culture di via Tortona dal primo febbraio al 3 giugno, è il frutto di sei anni di studi e ricerche. Per la prima volta in Italia riunisce in un’unica sede espositiva tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo.

La mostra, promossa dal Comune di Milano e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, è stata curata dall’esperto e appassionato Diego Sileo, che ha fatto parte, come unico membro europeo, del progetto di ricerca sul nuovo archivio di Frida Kahlo e Diego Rivera del Museo Frida Kahlo di Città del Messico.

“Per quanto possa sembrare paradossale, è proprio il gran numero di eventi espositivi dedicati a Frida Kahlo che ha portato ad ideare questo nuovo progetto”, spiega il curatore della mostra, “perché – contrariamente a quanto appare – la leggenda che si è creata attorno alla vita dell’artista è spesso servita solo ad offuscare l’effettiva conoscenza della sua poetica”. Fino ad oggi la gran parte delle mostre dedicate a Frida Kahlo si è limitata ad analizzare i suoi traumi familiari, la sua lotta contro la malattia, la sua tormentata relazione con Diego Rivera e il suo desiderio frustrato di essere madre. “Nel migliore dei casi la sua pittura è stata interpretata come un semplice riflesso delle sue vicissitudini personali o, nell’ambito di una sorta di psicoanalisi amatoriale, come un sintomo dei suoi conflitti e disequilibri interni. L’opera si è vista quindi radicalmente rimpiazzata dalla vita e l’artista irrimediabilmente ingoiata dal mito”.

Nella sede espositiva del Mudec sono in mostra oltre cento opere tra dipinti (una cinquantina), disegni e fotografie, compresi gli autoritratti più celebri e alcuni inediti in Italia, come L’apparenza inganna, che rappresenta efficacemente il messaggio dirompente di Frida Kahlo: la sua nudità dolorante disegnata sotto agli ampi abiti della tradizione messicana viene svelata come atto rivoluzionario.

Il corpo di Frida Kahlo, che ha iniziato il proprio percorso artistico con gli autoritratti, costretta a letto dopo il terribile incidente del 17 settembre 1925, è indubbiamente uno dei perni della sua intera opera. Diventa un manifesto attraverso il quale l’artista esprime il proprio pensiero per mezzo del pennello.

Sulla tela la pittrice porta se stessa insieme ai suoi adorati animali, scimmiette e cani che con lei vivevano, quasi a tentare di placare il suo mai purtroppo appagato desiderio di maternità. I suoi quattro aborti sono rappresentati con un dolore ed una dolcezza che la crudezza non sminuisce. La violenza dell’immagine in Frida Kahlo non è mai fine a se stessa, ma mezzo per l’attivismo della pittrice e donna, un modo per mandare in frantumi l’indifferenza e l’apparenza. Per questo la sua intera opera rimane rivoluzionaria, anche oggi.

 

 

 

Gestione cookie