Gianluca Cingolani in mostra a Pechino con Fragmenta

Gianluca Cingolani in mostra a Pechino con Fragmenta
Un’opera esposta a Pechino

PECHINO – Il Today Art Museum, il primo museo privato di Pechino dedicato all’arte contemporanea, dedica una personale all’italiano Gianluca Cingolani, artista e compositore che da anni lavora su ampi registri fra video, fotografia, digital compositig, grafica e musica.

La mostra, intitolata Fragmenta, è un viaggio nel tempo e nelle sue diverse dimensioni attraverso 24 opere d’arte (8 immagini fotografiche e 16 video, oltre a un’installazione sonora) e sarà aperta al pubblico dal 17 novembre al 6 dicembre 2019.

I Fragmenta sono le cellule originarie, le tracce della memoria, i ritmi delle azioni che l’artista imprime sulla tela virtuale, combinando dimensione reale e dimensione digitale. Che il corpo rappresentato sia immobile o in movimento è relativo. Ciò che conta è arrestare lo sguardo. Contemplare diventa, quindi, ascolto e azione, sincronicità. L’inizio e la fine dell’azione non esistono più: fragmenta ci proietta nella dimensione dell’evento puro, che è la dimensione del tempo eterno. 

In questa dimensione si creano forme dal vuoto, che emergono dall’oscurità, dal nero che è il fondamento del vuoto. Il nero è il territorio dell’inesistente, il luogo prima e dopo l’immagine. Le immagini e le installazioni video di Cingolani che sono esposte nelle prime tre sezioni della mostra si misurano sempre con il nero e con il suo superamento, con la sua trasformazione in forme di luce. 

Così, per visioni astratte, fatte di una gamma raffinata e inesauribile di sfumature di nero, da cui emerge il bianco – il bianco e il nero insieme e divisi –, l’artista offre allo spettatore occasioni di contemplazione per entrare nel tessuto del tempo eterno. 

Ma esiste anche un altro tempo, che è quello storico, quello fatto dall’uomo: è in questo che le ultime due sezioni della mostra proiettano i visitatori, con una sequenza di video e immagini dove la calligrafia e il lettering sono protagonisti. Qui Cingolani apre un dialogo con la cultura cinese e con il mondo magico della scrittura cinese: il Jiaguwen – gli stili della calligrafia – sono i protagonisti che scolpiscono il tempo.

Nelle sequenze video il pennello scivola: Oriente e Occidente si guardano attraverso le parole e i caratteri che si compongono e scompongono. Da una parte, l’artista cattura un frammento che ha fatto la storia del diritto in Europa, un distico che descrive il metodo di lavoro della scuola bolognese che studia e reinterpreta il diritto romano per adeguarlo alle esigenze della prima età moderna e che fonda l’Università di Bologna, la prima Università del mondo occidentale; dall’altra, emerge dal pennello del calligrafo il Capitolo VIII del Dao de Jing, un elogio alle virtù naturali dell’acqua.

Con questa citazione Cingolani sembra suggerire che, per quante siano le età della vita, per attraversarle nella Via della Virtù dovremmo essere trasparenti al buio e alla luce come l’acqua che, pur instabile e inafferrabile, “reca benefici alla moltitudine delle cose, ma non entra in conflitto” ed è capace di seguire il terreno con docilità, come il pennello sul foglio di riso.

Nel percorso espositivo è il suono che guida: dal silenzio alla vibrazione, fino all’armonia della composizione. Ed è musica il movimento che accoglie i visitatori all’ingresso della mostra, con il video in cui le mani dell’artista “danzano” la danza della realtà.

 

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