Giuditta che decapita Oloferne, attribuito a Caravaggio, comprato da un privato

di Caterina Galloni
Pubblicato il 28 Giugno 2019 - 07:50| Aggiornato il 8 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il dipinto “Giuditta che decapita Oloferne” attribuito al Caravaggio pochi giorni prima di essere venduto all’asta è stato acquistato da un privato che lo presterà a un importante museo. 

Il quadro è noto anche come “Giuditta di Tolosa” poiché nel 2014 fu trovato proprio a Tolosa, Francia, nella soffitta di una fattoria sotto a un vecchio materasso. L’esperto d’arte Eric Turquin, che ha autenticato il dipinto, sostiene che valga tra i 100 e i 150 milioni di euro ma non mancano dubbi e scetticismo da parte di diversi autorevoli studiosi come Mina Gregori, Gianni Papi, Giovanna Sapori e Alessandro Zuccari.

Secondo Eric Turquin si tratterebbe di una seconda versione del dipinto del 1598 conservato nella Galleria nazionale di arte antica di Palazzo Barberini a Roma che rappresenta l’episodio biblico della decapitazione del condottiero assiro Oloferne da parte della bellissima vedova ebrea Giuditta, che voleva salvare il proprio popolo dalla dominazione straniera.

“Il fatto che l’offerta provenga da un collezionista vicino a un importante museo ha convinto il venditore ad accettare l’offerta”, ha affermato Marc Labarbe, uno dei titolari della casa d’aste. Labarbe ha aggiunto che in base a un accordo di riservatezza non può rivelare il nome dell’acquirente né la somma che ha pagato.

Turquin aveva precedentemente dichiarato all’AFP di essere sicuro che il dipinto del 1606, di cui ha diretto anche il restauro, fosse opera del geniale Caravaggio che lo avrebbe creato mentre era in fuga da Roma verso Napoli perché condannato per omicidio.

“Abbiamo fatto ricerche per 18 mesi anche con l’ausilio di strumenti a infrarossi, raggi X, lo hanno visto molti storici d’arte specialisti di Caravaggio e la conclusione è stata di autenticità”, ha detto. Tuttavia secondo alcuni studiosi italiani del pittore si tratterebbe un semplice falso realizzato da un copista, il caravaggista fiammingo Louis Finson. 

Nel 1606 la vita di Caravaggio era cambiata radicalmente ed era in fuga per omicidio. Si era rifugiato a Napoli dopo essere stato condannato a morte per aver pugnalato un uomo durante una rissa a Roma. 

“Dipingeva più velocemente, più spontaneamente e in modo più sorprendente”, ha detto Turquin, aggiungendo che il dipinto riflette la sua visione della vita, in quel momento più oscura.

Altri esperti hanno ipotizzato che Finson avrebbe ritoccato la tela dopo che Caravaggio si ritirò improvvisamente a Malta nel 1607, dove sperava potesse essere più al sicuro dai nemici.

La famiglia proprietaria del dipinto, di cui non è noto il nome, ritiene che la tela possa essere stata portata in Francia da uno dei loro antenati, un ufficiale dell’esercito di Napoleone. Nel 1806 l’imperatore invase l’allora Regno di Napoli e mise sul trono il fratello Giuseppe. (Fonte. The Daily Mail)