Battaglia di Anghiari: sotto il Vasari c’è un Leonardo

FIRENZE – Clamorosa scoperta nella ‘caccia’ alla Battaglia di Anghiari, capolavoro perduto di Leonardo: un campione di colore nero trovato dietro un affresco del Vasari a Firenze ha composizione chimica compatibile con il nero usato nella Gioconda e nel S.Giovanni Battista al Louvre. Lo rende noto il direttore della ricerca Maurizio Seracini.

Il pigmento nero e’ composto in gran parte da manganese e, in parte, da ferro ed e’ stato individuato con analisi chimiche su materiali estratti durante i sondaggi dentro la parete est del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio dietro cui Seracini ipotizza che ci siano resti della Battaglia di Anghiari. Trovati anche frammenti di materiale rosso, associabili a lacca. Inoltre, immagini ottenute con una sonda endoscopica mostrano uno strato beige: per i ricercatori puo’ esser stato messo solo con un pennello.

Dietro la parete est del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio a Firenze c’e’ un vuoto che cela un muro preesistente e sul quale si vedono macchie di colore nero, rosso e beige attribuibili alla Battaglia di Anghiari, l’affresco perduto di Leonardo da Vinci. Emerge dai risultati del team diretto da Maurizio Seracini presentati oggi a Firenze e frutto dello studio di fine 2011 fatto con indagini radar e una sonda endoscopica che saggio’ la parete. ”Sono dati incoraggianti – sostiene Seracini -. Stiamo cercando nel posto giusto”.

La scoperta suggerisce che Vasari – che fu pittore ed architetto, e che venne incaricato di ristrutturare Palazzo Vecchio – potrebbe aver voluto preservare il lavoro di Leonardo erigendo una parete di fronte all’affresco di Leonardo, come a voler proteggere un’opera considerata dai suoi coevi come la piu’ maestosa del Rinascimento. Nessun’altra parete nel Salone dei 500 presenta un vuoto come in questo caso. Inoltre il muro retrostante e’ senza pietre a vista come se Vasari avesse conservato l’intonaco su cui Leonardo potrebbe aver dipinto la Battaglia di Anghiari.

Il team di Seracini ha operato con il supporto e la collaborazione di National Geographic, Universita’ di San Diego e Comune di Firenze, e affiancato dalla Soprintendenza al Polo Museale fiorentino e dall’Opificio delle Pietre Dure, dopo il via libera del ministero per i Beni Culturali.

”Anche se siamo ancora alle fasi preliminari della ricerca e anche se c’e’ ancora molto lavoro da fare per poter risolvere il mistero – e’ il commento di Seracini -, le prove dimostrano che stiamo cercando nel posto giusto”. La sonda endoscopica, dotata di una microcamera, venne immessa a fine 2011 in sei fori praticati nell’affresco di Vasari visibile oggi sulla parete. Seracini aveva chiesto di esplorare la parete est in 14 punti, cioe’ crepe e cretti naturali del muro, ma a seguito di consultazioni con gli esperti dell’Opificio, i fori dove far passare la sonda vennero ridotti a sei. ”Sono fori periferici rispetto alla nostra iniziale area di interesse – sostiene ancora Seracini -. Ecco perche’ i risultati che abbiamo ottenuto sono particolarmente incoraggianti”.

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