MILANO – Il museo del teatro romano, a due passi dal duomo di Milano, regala ai turisti, ai curiosi e ai bambini delle scuole un’esperienza che va al di là di una semplice visita fra le rovine di un’antica struttura. Gli organizzatori lo hanno battezzato “museo sensoriale”, perché coinvolge oltre alla vista anche l’udito e l’olfatto, con la ricostruzione fedele dei suoni e degli odori dei teatri dell’epoca. L’iniziativa è organizzata dal Laboratorio di Archeologia dell’Università Cattolica e dalla Camera di Commercio, sotto la cui sede giacciono fisicamente i reperti dell’antico teatro.
«L’idea nasce da un seminario legato allo studio e alla valorizzazione del teatro romano – racconta Furio Sacco, responsabile del progetto e docente alla Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università Cattolica – Abbiamo pensato di rendere fruibile il museo con un allestimento nuovo. Fino al 2008 la struttura era aperta soltanto agli studiosi, ed era necessario un iter molto difficoltoso».
Oggi chiunque può avere accesso al museo: basta la prenotazione e la visita è del tutto gratuita. Dura trenta minuti circa, ogni mezz’ora dalle 9.30 alle 12.30 il martedì, il giovedì e il sabato. «La vera carta vincente sono le nostre guide, giovani che hanno studiato e si sono specializzati nella nostra scuola e che sono in grado di rispondere a tutte le curiosità dei visitatori. L’area archeologica è piuttosto piccola: a ogni visita possono partecipare non più di venti persone per volta, ma i risultati sono per noi molto soddisfacenti e si aggirano fra le 3mila e le 4mila visite all’anno», prosegue Sacco.
Fiore all’occhiello del museo sensoriale è il “pannello olfattivo”, progettato dall’architetto Ettore Lariani. «Vengono a trovarci soprattutto scolaresche, in particolare classi quinte delle scuole elementari, che sui banchi studiano proprio l’antica Roma – spiega l’archeologa Elisa Grassi, collaboratrice del progetto – ma ci sono anche molti adulti, i cosiddetti “turisti culturali”, fra cui chi è in pensione e riprende a coltivare le proprie passioni».
Mentre si cammina su una pensilina di vetro attraverso la quale si vedono i resti del teatro, i sensori trasmettono gli odori di cui parlano gli storici nelle proprie opere: «non solo quelli emanati da rose e spezie – conclude Elisa Grassi – ma anche quelli della folla accalcata e sudata». E anche l’udito viene coinvolto, soprattutto con la tecnica dell’acusmetria, una complicata commistione di musica e architettura, messa a punto dal musicista Francesco Rampichini e dall’architetto Ettore Lariani. Come ultima emozione alla fine del percorso si incontrano due statue di attori che con la voce di Giorgio Albertazzi mettono in scena una delle commedie più celebri di Plauto, la Casina. Un accorgimento che completa l’illusione e fa precipitare anche i visitatori meno sensibili nell’antica Roma.