In mostra a Roma Lorenzo Lotto, maestro del Rinascimento

Ritratto di gentiluomo con lucertola (Lorenzo Lotto)

ROMA – Una mostra impossibile che diventa realtà. E’ la bellissima ‘Lorenzo Lotto’, dal 2 marzo alle Scuderie del Quirinale, che riunisce per la prima volta a Roma 56 capolavori del pittore veneto, tra i protagonisti del Rinascimento e anticipatore del barocco e della modernità. Esposti i ritratti e le monumentali pale d’altare, oggetto in molti casi di una campagna di restauri senza precedenti, che le ha salvate da un drammatico degrado. La grande rassegna conclude il trittico di mostre iniziato con Antonello da Messina e proseguito con Giovanni Bellini, alla cui arte si formò il genio del Lotto. E’ stato proprio durante la loro preparazione, ha detto il direttore generale dell’Azienda Speciale Palaexpò Mario De Simoni, che si è capito cosa stavano rischiando le tele di Lotto.

Il progetto espositivo ha dunque catalizzato l’attenzione di sponsor privati (Bnl Gruppo Bnp Paribas, Enel, Gioco del Lotto), che hanno finanziato gli interventi di recupero (con un finanziamento complessivo di circa 700.000 euro), grazie ai quali sono tornate a brillare, sfolgoranti, le cromie del Lotto. ”Colori irraccontabili”, come li definisce il curatore Giovanni Villa, che erano stati anneriti dallo sporco e dalle patine, ”una tavolozza sconvolgente, pensata per emozionare”, un miscuglio di tonalità fredde, i viola, i blu, gli azzurri, intervallati da grandi campi di bianchi e rosati. Il lavoro dei restauratori li ha riportati allo splendore, anche se non proprio quello originario. ”Abbiamo analizzato i pigmenti – spiega Villa – erano quelli usati dai vetrai, luminosissimi, soprattutto i rossi, poi hanno virato su un tono marrone e, per quanto si faccia, non li vedremo mai più come erano”.

I restauri hanno interessato le opere capitali del pittore veneto, attivo anche in Lombardia (nei possedimenti della Serenissima, come Bergamo) e nelle Marche (muore a Loreto nel 1556), territori che dissemina di capolavori assoluti. Itinerari che, terminata la mostra delle Scuderie, rientreranno nel progetto Le Terre del Lotto, ideato per far riscoprire la grandezza di questo sommo artista, dimenticato dai grandi committenti dopo un fallimentare soggiorno nella Roma dei papi. Gli si preferiscono Raffaello e Tiziano, ma è lui il fautore di una pittura che anticipa i temi del Barocco, emotiva appunto, non solo nelle cromie, ma anche nella composizione della scena, dove cade per la prima volta ogni simmetria e tutto è in movimento. Nelle pale d’altare come nelle tele devozionali, è un continuo gioco di sguardi, di gesti, tra madonne sorprese (”non c’è una sola ‘annunziata’ che guardi verso lo spettatore, sono sempre distratte dalla scena”) bambinelli irrequieti, angeli pensierosi.

Si inventa persino l’unica Madonna completamente velata della storia dell’arte, raffigurata nella cimasa del Polittico di San Domenico di Recanati, che apre mirabilmente il percorso espositivo delle Scuderie, trasformate per l’occasione in un susseguirsi di mistiche cappelle. La parte superiore (il Compianto di Cristo) della pala che gli valse la chiamata di Giulio II a Roma per il cantiere dei Palazzi Vaticani, sarà trasportata nel caveau e restaurata in diretta (con accesso contingentato). Magnifiche le altre macchine d’altare, mai viste in mostra così numerose e di altissima qualità, la Vergine assunta di Asolo, la Trasfigurazione di Cristo di Recanati, la Madonna in trono di Bergamo, il Polittico di Ponteranica. Al secondo piano, gli straordinari ritratti, le opere che hanno fatto amare Lorenzo Lotto nel XX secolo, quando Bernhard Berenson l’ha riscoperto. In un epoca tanto influenzata dalla nascita della psicoanalisi, quelle figure colte nella loro intima essenza di esseri umani non potevano che stupire per la loro sconvolgente modernità.

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