“8 marzo, quest’anno niente pizza e mimose”. Mastromatti su Libero

ROMA – “La mimosa non la vogliamo”. Quest’anno niente pizza e mimosa. “Quest’anno le donne del centrodestra vogliono fare festa per una vera legge contro i maltrattamenti”. Daniela Mastromatti su Libero cita Souad Sbai, parlamentare del Pdl, per parlare delle donne del centrodestra e della loro voglia di festeggiare un altro 8 marzo, un 8 marzo senza mimose e contro i maltrattamenti.

Ecco l’articolo integrale:

«La mimosa non la vogliamo. Quest’anno non coglietela. Lasciatela crescere libera, come dovrebbero e vorrebbero fare le nostre donne». È l’appel – lo che lancia una parte del mondo femminile attraverso le parole di Souad Sbai, parlamentare del Pdl. «Senza polemica», precisa. «Non ci si può occupare solo l’8 marzo di donne che conoscono profondamente quanto dolore si prova a essere strappate dalla vita e dalla dignità. Donne che dietro il vetro della finestra ormai non si aspettano più di vedere la pioggia che cade, ma gli occhi di colui che brama per dilaniarne corpo, anima e futuro. Donne che hanno capito, loro malgrado, che da sole dovranno combattere, perché una legge per difenderle ancora non c’è». Tante, troppe, le donne maltrattate che hanno subìto pesanti violenze e che neppure oggi, 8 marzo, possono uscire dice con il dolore di chi da 14 anni difende il mondo femminile, maltrattato dalla violenza e dall’arroganza dei maschi padroni aggressivi e violenti, la parlamentare Pdl impegnata insieme con le associazioni Ac – mid Donna Onlus, Non voglio scegliere tra il tacco 12 e le pentole, Prodomed, (in difesa delle donne del Mediterraneo), Vivi Fiorenza, La Martinella, Amdif, Comitato donna e diritto, e Donna sotto le stelle, contro la mimosa. «L’8 marzo, come tutti gli altri giorni, noi rispondiamo al numero verde 800911753 di Mai più sola attivo 24 ore su 24», informa la Sbai, che sollecita le donne a denunciare i maltrattamenti, pur consapevole che c’è ancora molto da fare perché le forze dell’ordine riescono a poco. E non c’è una legge adeguata che le possa tutelare. «Sento ogni giorno storie raccapriccianti, di mariti che puntano un coltello alla gola di mogli indifese; purtroppo accade nel 2013 in un Paese civile come l’Italia», racconta la Sbai. La legge per punire il reato di stalking contro le donne (la 612 bis del codice penale) ormai si occupa di tutto dallo «stalking condominiale», allo «stalking per rumori molesti». Uno scandalo. «Dopo quattro anni ci ritroviamo a vedere annacquate le ragioni di quel provvedimento in beghe relative a liti di altra natura» Oggi non possiamo festeggiare a pizza e mimose, perché «non c’è ancora una normativa che punisca severamente assassini e chi stupra una donna nel corpo e nella dignità, costretta a vedere la propria tragedia e spesso anche quella dei propri figli banalizzata e sminuita fino a farla divenire “una delle fattispecie” che quella legge disciplina». Ecco perché, conclude Souad Sbai, «le donne, italiane e straniere, che oggi perdono la vita fuori e dentro le mura domestiche nel nostro Paese, a causa di mariti o compagni educati al possesso e alla violenza, testimoniano senza se e senza ma l’impellenza di una legge adeguata e di una pena certa». Oggi 8 marzo, insieme a «Non voglio scegliere tra il tacco 12 e le pentole», «Prodomed», l’associazione delle donne del Mediterraneo, «Vivi Fiorenza», «La Martinella», «Amdif», «Comitato donna e diritto», e«Donna sotto le stelle» dice no alla mimosa. «Quest’anno non coglietela. Lasciatela crescere libera come dovrebbero e vorrebbero le nostre donne». E al posto dei fiori chiedono una «vera» legge sullo stalking dai loro rifugi: hanno visto la morte in faccia e hanno paura della luce del sole. «La mimosa è un simbolo che non vogliamo riconoscere, retaggio di una mentalità che non ci appartiene, di un vetero-femminismo che non può sopravvivere senza donne da salvare, che fa di tutto per mantenere in vita la paura e non spezzare la catena», spiega la Sbai. Oggi è giorno di riflessione, non di regali e cene fuori (perché il proprio compagno ha permesso la libera uscita: ci si deve sentire libere tutto l’anno), né di tristi riti di compiacimento della propria solitudine. A che serve ricevere fiori gialli dagli stessi uomini che domani non perderanno occasione per picchiare le proprie compagne; a che serve un omaggio floreale dal collega che il giorno dopo riprende a fare il maschilista pensando di avere a che fare con degli esseri inferiori? Non a caso sul lavoro le donne sono le vittime preferite del mobbing. «Ogni mimosa strappata alla terra è una donna che se ne va»

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