“Andrea, il lupo travestito da agnellino”: Beccantini su Il Fatto

TORINO – Un ritratto di Andrea Agnelli, iperattivo nuovo presidente della Juve, ad opera di Roberto Beccantini del Fatt quotidiano: ve lo proponiamo come articolo del giorno:

Uscire da Del Piero non è esattamente come uscire da Confindustria. Andrea Agnelli lo sapeva. E così una non notizia, l’addio del capitano a fine stagione, concordato da mesi, è diventata una storia, un caso. L’ultima storia, l’ultimo caso di una Juventus che, viste le difficoltà di cambiare libro, preferisce voltare pagina. D’accordo, ci sarebbe voluto più tatto, più eleganza: non un semplice applauso a comando. Chi scrive, non ne è rimasto scandalizzato: semmai, sorpreso. Così va il mondo.

[…] La Juventus del figlio di Umberto non è la Juventus del papà. La prese che era settima, in Europa League per grazia ricevuta, e settima, fuori da tutto, l’ha consegnata ad Antonio Conte. Il mestiere di presidente è duro ovunque, figuriamoci alla Juventus e figuriamoci, a maggior ragione , nella Juventus spappolata da Calciopoli. I rapporti con il cugino John Elkann, cioè Exor, cioè la proprietà, non sono mai stati idilliaci, anche se John l’ha voluto al vertice del club per nascondere i fallimenti della gestione Blanc, il suo grande errore, e ammansire la piazza. A proposito: su Del Piero, l’arrosto; su Elkann, il fumo. Lunga è la strada.

Bisogna risalire all’epopea di Giampiero Boniperti per trovare un presidente così operativo, così invasivo, così poco di facciata: penso ad Amauri, sotto contratto fino a giugno ed escluso dalla rosa per aver esercitato il diritto, sacrosanto, di rifiutare il Marsiglia. Se a Moratti dispiace annoiare il “giovin signore”, all’Agnellino piace fare il Giraudo, anche se poi, la sera dell’inaugurazione del nuovo stadio, non invitò né lui né Moggi. [continua su Il Fatto Quotidiano]

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