“Baghdad, città-vulcano senza più marines”, Bernardo Valli su Repubblica

BAGHDAD – A Baghdad gli americani non ci sono più. I marines Usa hanno fatto rientro a casa e adesso l’Iraq si gestisce da solo, anche se i conflitti che c’erano prima ci sono anche adesso.

Dalla prima pagina di Repubblica Bernardo Valli scrive un reportage del dopo-soldati. Descrive una terra di lotte interne:  “Qui adesso vanno le lotte sotterranee con, ben inteso, i soliti, inevitabili morti quasi quotidiani. Il panorama non è mutato. Agli incroci ci sono sempre militari impolverati dalla sabbia del deserto portata nella metropoli dal vento che soffia imperterrito. Sono soldati annoiati o sorridenti, e questo rassicura, anche se lo straniero può scambiare ictus per sorrisi. Numerosi sono anche le autoblindo incrostate nei quartieri, come un vecchio mobilio urbano”.

Valli prosegue e racconta: “I posti di blocco sono diminuiti e sono sempre più formali che efficaci. Sopravvivono i muri di protezione, ma molti sono stati demoliti e ridotti a inamovibili mucchi di macerie. Insomma, la vita è migliorata anche se è ritmata da massacri imprevedibili. Meno frequenti. Asseel, la mia pur intrepida guida, ogni tanto parcheggia l’automobile in un vicolo senza traffico, e fa profondi respiri. Si rilassa. Oppure, quando beviamo un tè alla menta in un luogo chiuso, dice sorridendo: “Almeno qui non rischiamo di inciampare in una bomba”. Gli iracheni non appaiono comunque angosciati poiché si ha l’impressione che si siano riversati tutti nelle piazze e nelle strade. Il traffico non è intenso: è caotico ed esasperante. Agli appuntamenti arrivi con ore di ritardo. Si fa il callo alle morti violente. Qui sono routine da più di vent’anni, da quando è cominciata la prima guerra, quella con l’Iran, all’inizio degli Ottanta. Ed è durata un decennio. Poi sono venute quelle americane. E non conto i massacri ordinati dal raìs, nel frattempo impiccato”.

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