Bimbi lontani dai tribunali: Carlo Rimini sulla Stampa

La sentenza della Cassazione che fissa il dovere del giudice della separazione di ascoltare con attenzione i figli minori coinvolti non deve diventare un “alibi” per portare con una frequenza eccessiva i bambini nelle aule dei tribunali. Interviene sulla Stampa per fornire la sua personale lettura della decisione il professor Carlo Rimini, che ricorda come sia difficile per un bimbo ascoltare e rispondere con lucidità alle domande tecniche poste da un magistrato. Dunque, secondo Rimini, si tratta di coordinare le due esigenze: dare risalto all’interesse dei figli, ma allo stesso tempo non abusare della loro presenza:

I bambini devono andare in Tribunale per essere ascoltati dai giudici si decide con quale dei genitori vivranno dopo la separazione o il divorzio. Lo ha affermato la Cassazione, a sezioni unite, in una sentenza recente. La legge dice che il tribunale, nel decidere sull’affidamento di un bambino, deve tenere esclusivamente in considerazione l’interesse del minore e deve invece trascurare gli interessi degli adulti. Sembra dunque corretto che il giudice incontri il bambino del cui interesse è custode. Per questa ragione, nel 2006 il legislatore ha previsto che, prima dell’emanazione di qualsiasi provvedimento, anche provvisorio, relativo ad un bambino, il giudice davanti al quale si discute la separazione o il divorzio fra i genitori debba disporre l’audizione del figlio minorenne che abbia già compiuto i 12 anni ed anche del figlio di età inferiore capace di discernimento. Sino ad oggi tuttavia questa norma è stata interpretata dai giudici con estrema flessibilità e i bambini sono stati convocati solo in casi particolari…

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