“Il deflazionista Paul Krugman”, Larissa MacFarquhar sul New Yorker

Paul Krugman

«Quando è freddo a casa, quando ha un paio di settimane libere senza niente da fare eccetto scrivere la sua rubrica sul New York Times, o quando succede qualcosa di inaspettatamente stressante come vincere il premio Nobel, l’economista di Princeton Paul Krugman e sua moglie, Robin Wells vanno a St. Croix», comincia così il pezzo di Larissa MacFarquhar sul “New Yorker” che Blitzquotidiano vi propone come articolo del giorno.

È una lunga storia di dodici pagine che racconta l’ascesa di un grande economista che si è affacciato al mondo politico, che si è apertamente opposto alle politiche dei democratici americani negli anni ’80 prima e poi ha apertamente criticato le scelte dell’ex presidente repubblicano George W. Bush. Il New Yorker dà spazio alla conversione del coloumnist che prima scriveva delle contraddizioni «tra intelligente e stupido e ora si è spostato ad analizzare destra e sinistra», come nota Jason Linkins su “Huffington Post”.

«Quando Krugman ha iniziato a scrivere su delle riviste popolari, nella metà degli anni ’90 c’era Bill Clinton alla Casa Bianca e per l’editorialista destra e sinistra erano praticamente equivalenti al potere. Così per lui non c’era una necessità imminente di prendere posizione – eccetto contro l’idiozia contro cui comunque avrebbe espresso la sua opinione. Krugman pensava a se stesso come a un liberale, ma era un economista liberale, cosa che non è proprio identica al liberale standard», spiega MacFarquhar.

Nei suoi editoriali Krugman è «agguerrito e ossessivamente rivolto alla politica  ma questo aspetto è uno sviluppo piuttosto recente».

Leggi l’articolo integrale sul New Yorker

Gestione cookie