I “golpe e i contro-golpe” nella Curia di Santa Romana Chiesa, secondo “l’espressione di un banchiere cattolico ben addentro all’ambiente”, citato anonimo, sono, per Alberto Statera, cominciano a propagarsi all’esterno del Vaticano e “hanno lambito la Rai, dove è stato silurato Marco Simeon, pupillo finora intoccabile del Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e lo snodo vivente di quella “coalizione anticristica di interessi”, come la chiamano i cristiani di base, che compare in tutte le vicende scandalose che hanno segnato negli ultimi anni, in un geometrico parallelismo, l’Italia berlusconiana e la Santa Sede. Dalla Protezione Civile ai Grandi Eventi, dal San Raffaele di don Verzé al grumo di interessi immobiliari di Propaganda Fide, fino al terremoto nellabanca vaticana”.
Statera analizza il dopo Ratzinger per Repubblica e scrive che, cosa che non è una novità, che a “fare fuori” l’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, l’amico di Giuseppe Orsi, furono proprio Marco Simeon e Tarcisio Bertone, il quale, afferma Statera, cercò anche di inserire Simeon nel governo Monti con l’incarico di sottosegretario.
Statera elenca poi le attività di Simeon, che ha appena 34 anni e che, figlio di un benzinaio di Sanremo, “
“già poco più che ventenne viene catapultato in una serie incredibile di incarichi: priore del Magistero della Misericordia, che possiede 130 appartamenti, consigliere d’amministrazione dell’ospedale Galliera, oggetto di una speculazione immobiliare, e addirittura approda alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Genova, oltre a inondare a caro prezzo la Città del Vaticano con i fiori sanremesi dell’associazione “Il Cammino”, che dirige con spiccate doti affaristiche. I primi soldi veri li fa con la vendita degli immobili a Roma delle suore dell’Assunzione alla Lamaro Costruzioni dei Fratelli Toti, che gli fruttò quasi un milione e mezzo”.
Statera ricorda anche che Simeon venne intercettato durante l’inchiesta sulla Cricca dei Grandi Eventi, al telefono con alcuni dei protagonisti dello scandalo e che fu sempre lui,
“nel frattempo diventato responsabile di Rai Vaticano e degli Affari istituzionali (incarico che per ora gli rimane), dopo aver sponsorizzato l’opusdeista Lorenza Lei alla direzione generale, a organizzare il lavoro sporco: il siluramento del Cardinale Carlo Maria Viganò, che andava denunciando “una situazione inimmaginabile” di “corruzione ampiamente diffusa” negli appalti e nelle forniture vaticane. Un malaffare “a tutti noto in Curia”.
“A quel punto era segnato il destino di Gotti Tedeschi, [colpevole di essersi] opposto al salvataggio del San Raffaele di don Verzè da parte dello Ior, affossando il progetto di un grande polo sanitario vaticano coltivato dal Cardinal Bertone”.
“Quando Gotti si mostra disponibile collaborare con i magistrati, Simeon e il direttore generale dello Ior Paolo Cipriani arruolano addirittura un medico che lo osserva “sotto il profilo medico” durante una festa di Natale e certificache il presidente è un po’ “strano”. Operazioni da basso impero nate in una Curia dove pullulano tutte le cinque piaghe della Santa Chiesa, che il Beato Antonio Rosmini enumerò due secoli fa”.
“Oggi Tarcisio Bertone non sta tanto bene, visto che i quattro cardinali che già tempo fa chiesero le sue dimissioni, sembrano ora molti di più. E il ragazzo di Sanremo che ha messo le mani in un’infinità di faccende quantomeno opache non sembra più così sicuro di sé, come quando qualche mese fa il “Fatto Quotidiano” gli chiese se in realtà egli non fosse figlio naturale del Segretario di Stato e lui, ridanciano, rispose in modo ambiguo. Chissà se, mentre l’Italia e la Santa Sede navigano sommersi dall’onda, questa è la fine di una “carriera della Madonna”.
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