“Il caso Finmeccanica e le scelte inevitabilli”, Mucchetti sul Corriere

ROMA – Dalla prima pagina del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti riflette sul caso Finmeccanica e parla di scelte inevitabili nella vicenda.

“L’inchiesta giudiziaria su Finmeccanica, epicentro di rapporti obliqui con politici e giornalisti, ha aperto la crisi al vertice del gruppo disegnato dal governo Berlusconi. Ieri si è scatenata la bufera su Marina Grossi. Si dimette dalla Selex, una delle società più delicate e discusse? No, resiste. Va via. Resta. L’ingegner Grossi è moglie del presidente Pier Francesco Guarguaglini che, a sua volta, non aveva partecipato al consiglio del 15 novembre, chiamato ad approvare conti in profondo rosso, causa forti svalutazioni delle commesse Alenia per la Boeing e Ansaldo Breda per le ferrovie danesi. (…)scontri duri tra Guarguaglini, che difende un passato non privo di alcune grandezze, e Giuseppe Orsi che, supportato dal direttore generale Alessandro Pansa, già responsabile finanziario della holding, ha fatto le pulizie”, scrive.

Il ministero dell’Economia, oggi guidato dal premier Mario Monti, è socio di controllo di Finmeccanica e secondo Mucchetti “quella che viene a galla, al di là delle colpe dei singoli, è proprio l’incapacità del ministero dell’Economia, gestione Tremonti, di fare il suo mestiere, condizionato com’era dall’alto, di lato e dal basso da gran parte del sistema politico (…) Il precedente governo non ha voluto o potuto andare a fondo, con un premier che tarantineggiava”.

Poi continua: “Saprà il governo Monti non essere da meno? In questi frangenti, l’azionista che non abdica al ruolo si fa un’idea di chi ha fatto che cosa e in quali condizioni ha agito. Probabilmente scoprirà che, come all’Eni di vent’anni fa, non tutti i manager sono uguali e deciderà a chi dare o rinnovare la propria fiducia. Oppure commissarierà Finmeccanica. In ogni caso, avrà in mente il bene dell’azienda e del Paese. Finmeccanica è la seconda impresa manifatturiera italiana dopo la Fiat, ma investe in ricerca e sviluppo tanto quanto Torino. In un Paese povero di grandi imprese e quasi privo di grandi imprese tecnologiche, la salvaguardia di Finmeccanica corrisponde all’interesse nazionale. Gli inviti dell’Europa a privatizzare e lo sdegno per quanto emerge dalle inchieste sembrano consigliare una rapida privatizzazione: lontano dalla politica, si pensa, torna l’onestà.”

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