ROMA – E’ la vicenda del giornalista Alessandro Sallusti al centro di un articolo su Repubblica a firma di Francesco Merlo che chiede: “Chi volete voi, Sallusti libero e la stampa asservita o Sallusti in galera e la stampa libera?”. Spiega Merlo:
Caruso propone, in caso di diffamazione aggravata, che l’editore oltre a pagare, come è giusto, i danni, debba pagare anche ” 500 quote”. Dice la legge che “l’importo di una quota va da un minimo di 250 euro ad un massimo di mille e cinquecento euro”. Moltiplicate per 500 e capirete la protervia del senatore Caruso. Ma non finisce qua. Con la norma Caruso l’editore deve anche predisporre “un piano di sicurezza” per impedire la diffamazione. E come, se non intervenendo in redazione, frugando cioè nei miei cassetti e nel mio computer? E il direttore che glielo impedisse – facendo quel che oggi è suo dovere – e fosse poi condannato dovrebbe essere licenziato, aggiunge nella furia Caruso, “per giusta causa” (…).