Gianni Riotta, direttore del Sole 24 Ore, ricorda a tutti noi quando “Italia intera si chiamava Baarìa”

Prendendo lo spunto dal nuovo film di Giuseppe Tornatore, Gianni Riotta, direttore del Sole 24 Ore, commenta:

Gianni Riotta

«Il futuro distrugge il passato ma non lo cancella nell’oblio, nessuna epoca ha solo male. La famiglia, l’amicizia, l’amore, la cultura, la dolcezza, la compassione vincono oppressione e violenza, dopo dolore e frustrazione. Vero, dove oggi sorgono brutte case profumavano un tempo giardini di aranci e limoni: ma i bambini si contendevano famelici una cipolla a cena. Vero, quanta grazia nei giochi e nei ricami delle fanciulle di allora, ma quanta oppressione nel vivere segregate in casa come a Kabul. Se ci vuole pena per distillare la saggezza, «Baarìa» fa piazza pulita delle polemiche da galoppini. Il boom economico distrusse l’arcaica civiltà contadina ma emancipò, con le utilitarie, il lavoro, la libertà scanzonata, milioni di italiani. Senza la riforma agraria per cui Peppino si batte sulle rocciose Madonie, i braccianti non avrebbero mai avuto la 500, ma una volta che la comprano vanno finalmente al mare e non più in corteo. Una vittoria per chi? Una sconfitta per chi?»

Ma il ragionamento non si applica solo alla Sicilia. Riotta, che è siciliano, giustamente ricorda a tutti noi, fin dal titolo, come eravamo: “Dalla fame al boom. Quando l’Italia intera si chiamava Baarìa”.

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