Il Partito democratico non si schiera nel confronto tra la Fiat e il governo, perché continua a vedere Sergio Marchionne come una sorta di “capitalista illuminato”. La pensa così lo storico e sociologo torinese Marco Revelli, intervistato dal “Fatto Quotidiano”. Al centro della sua conversazione con Stefano Caselli, ripresa dal sito Dagospia, c’è il silenzio di una classe dirigente piemontese incapace di osservare il crollo del mito del Lingotto:
Se Gianni Agnelli amava ripetere che “ciò che è bene per la Fiat è un bene anche per l’Italia”, Sergio Marchionne sembra pensare molto alla Fiat e poco all’Italia. Questo, almeno, stando alle proteste dopo la decisione unilaterale del Lingotto di ricorrere alla cassa integrazione per due settimane, in tutti gli stabilimenti del paese, da Mirafiori a Termini Imerese. Protesta il governo, protestano i sindacati, non protesta quasi per nulla il Partito democratico: “C’è una forte dipendenza psicologica dalla Fiat, soprattutto a Torino. Per il Pd, poi, Marchionne è sempre stato un partner ideale”, sostiene Marco Revelli, torinese, storico e sociologo della politica”[…]