Il morbo antico che avvelena l’Ungheria: Bruno Ventavoli sulla Stampa

BUDAPEST – Centomila manifestanti in piazza per difendere la libertà, a Budapest, non sono pochi. La nuova carta costituzionale voluta dal premier Orbàn riduce le libertà individuali, al punto che la Ue si è chiesta se il Paese sia ancora da considerarsi una democrazia o piuttosto una dittatura.

Scrive Bruno Ventavoli su La Stampa: “Erano tanti, molti più del solito, in una società civile inebetita dalla crisi economica, ma come inutili ragazzi della via Pál combattevano per un grund ormai perso. Dentro al Teatro, con orgoglio e luminarie, il governo ha invece festeggiato l’architettura del nuovo Stato bocciato dalla comunità internazionale. Il pacchetto prevede una Banca Centrale sottomessa al potere politico (ideona bizzarra in questo momento di turbolenza finanziaria), insieme alla Corte Costituzionale e ai media (molti giornalisti dissidenti sono già stati licenziati dalla legge-bavaglio sulla stampa), i dirigenti dell’attuale partito socialista possono essere processati retrospettivamente per «crimini comunisti» prima dell’89, e tanti altri dettagli, dagli ungheresi all’estero al matrimonio etero. Il risultato è un Paese più autoritario, antimoderno, che allarma la Ue, l’America di Obama. E il fondo monetario internazionale, che ha congelato i negoziati per un maxiprestito al fiorino esanime” (…)

 

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