“Noi rischiamo di più”. “Affidiamoci allo stellone”. Panebianco e Caracciolo su Corriere della Sera e Repubblica

Pubblicato il 21 Marzo 2011 - 12:44 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Blitz quotidiano vi propone oggi due articoli del giorno entrmbi riguardanti la situazione libica. Sono quelli di Angelo Panebianco per il Corriere della Sera e di Lucio Caracciolo per Repubblica.

Angelo Panabianco, nel suo commento dal titolo “Noi rischiamo di più”, spiega la decisione presa dall’Italia di prendere parte all’operazione contro la Libia:

Abbiamo fatto la cosa giusta, l’unica possibile, aderendo alla «coalizione di volenterosi» impegnati, dietro mandato Onu, a bloccare l’azione di Gheddafi contro i ribelli di Bengasi. E sicuramente faremo bene a partecipare con tutti i nostri mezzi a questa azione internazionale. Non potevamo di certo tirarci indietro. Impedire a Gheddafi di fare un bagno di sangue in Cirenaica è sacrosanto. Ciò premesso, qualche chiarimento in più lo dobbiamo a noi stessi, al Paese. Perché le guerre, come osservava giustamente Alberto Negri sul Sole 24 Ore di ieri, si sa come cominciano e non si sa come finiscono. E se anche l’opinione pubblica, forse, non lo ha ancora pienamente realizzato, siamo in guerra. In una guerra, per giunta, di cui non sono chiare le finalità e gli sbocchi possibili.

Poiché è noto che i soli bombardamenti sono di rado risolutivi per vincere una guerra, e manca al momento qualsiasi copertura legale internazionale per una azione di terra contro le forze di Gheddafi, sembra evidente che l’impegno occidentale in corso ha un obiettivo di minima e uno di massima: quello di minima è impedire a Gheddafi di sopraffare l’intera Cirenaica. Una azione occidentale «di successo» potrebbe allora sancire la definitiva divisione della Libia in due tronconi. Non possiamo non chiederci se a noi italiani converrebbe un simile esito. L’obiettivo di massima, a quanto si capisce, è infliggere così tanti danni alle forze militari di Gheddafi da spingere le tribù che lo sostengono a «scaricarlo», consentendo così la riunificazione del Paese. Sarebbe un risultato eccellente (un vero, pieno successo della coalizione occidentale) ma è difficile negare che se quello è l’obiettivo, allora si tratta di una scommessa ad altissimo rischio. Cosa faranno in realtà i gruppi che sostengono Gheddafi nessuno oggi può saperlo. […]

Lucio Caracciolo commenta la possibilità di vincere o no questa guetrra, e soprattutto come, con il suo articolo dal titolo “Affidiamoci allo stellone”:

“Siamo in guerra: come vincerla? La prima domanda – osserva Lucio Caracciolo su Repubblica – che ogni governo responsabile dovrebbe porsi, quando decide di partecipare a un conflitto, è la domanda che il nostro governo non si pone. Non è un paradosso. E’ l’effetto dell’incrocio di tre fattori. Primo: la nostra storica refrattarietà al pensare strategico, surrogata con l’affidamento allo Stellone. Secondo: l’ignoranza del campo di battaglia, sia in quanto alle effettive capacità del nemico (Gheddafi), sia soprattutto relativamente a caratteri e forza dei nostri alleati sul terreno (i ribelli della Cirenaica), ossia di coloro che dovrebbero svolgere i compiti della fanteria che nè noi nè gli americani e nemmeno i franco-inglesi intendono schierare. Terzo: perchè temiamo che comunque vada perderemo. Tre ottime ragioni per non rovinarci l’umore con fastidiosi rovelli. A questo si aggiunga la necessità di non ammettere a noi stessi ciò che stiamo facendo. ‘Guerra’ è vocabolo espunto dal nostro gergo istituzionale. Perchè la costituzione ci impedirebbe – secondo l’interpretazione corrente – di chiamare la guerra per nome. Risultato: non abbiamo mai partecipato a tanti conflitti da quando ne abbiamo certificato l’abolizione su carta. […]