Scalfari dà i brividi: D’Alema, Verdini e il pensiero di Berlusconi

Dennis Verdini

L’articolo di giornale di cui Blitzquotidiano raccomanda la lettura è stato scritto da Eugenio Scalfari e occupa la tradizionale posizione di articolo di fondo domenicale su Repubblica.

Non ci possono essere dubbi su quel che pensi Scalfari e nel suo insieme non può che essere condiviso da tutti gli italiani di buona e onesta volontà politica, di destra quanto di sinistra.

Scalfari lancia un grido d’allarme che gela il sangue di fronte al rischio eversivo che la riforma della Costituzione come la vuole Silvio Berlusconi comporta.

Scalfari lancia l’allarme ma non si rende conto che il rischio è ancora maggiore di come lui lo veda, perché il vero capo della parte principale di opposizione  oggi costituita dal Pd è Massimo D’Alema, contro una cui frase dei giorni scorsi Scalfari titola il suo articolo (“L’inciucio è cosa non buona e ingiusta”), ma che alla fine il fondatore di Repubblica guarda con indulgenza.

Grave errore l’indulgenza, perché alla fine la si paga sempre, ancor più grave se si dimenticano le colpe, gravi del passato.

Scrive Scalfari bonario:

“È fatto così Massimo D’Alema. I compromessi gli piace descriverli, teorizzarli, talvolta anche tentarne la realizzazione, annusarne il cattivo odore, sicuro che se gli riuscisse di farli sarebbe comunque lui a guidarli verso l’utilità generale perché lui è più bravo degli altri”.

E poi quasi da vecchio zio:

“In realtà non è riuscito a metterne in pista nessuno. Ma la sua provocazione ha suscitato preoccupazioni nel suo partito e parecchie reazioni. Si è dovuto parlare di lui per l’ennesima volta. Sarà contento perché era appunto ciò che voleva”.

In realtà il rapporto tra D’Alema e Berlusconi è caratterizzato dalla costanza dell’inciucio, di cui merita qui ricordare un paio di casi: la bicamerale. che agli ex comunisti di D’Alema doveva servire per spazzar via quei fastidiosi cespugli ma che a Berlusconi ha dato la morte di qualsiasi tentativo di ridurne lo strapotere in pubblicità e in genere in Tv; la sciagurata definizione di Mediaset come patrimonio italiano che, fingendo di credere al bluff da ambulante della vendita a Murdoch, stroncò ogni tentativo di ridimensionamento di Berlusconi mentre la sinistra era al governo. Si tratta di una dimenticanza che addolora ma che però spiega l’adesione di tanti sinceri militanti di sinistra, giornalisti di spicco in testa, a manifestazioni di piazza contro quello strapotere di Berlusconi favorito nei fatti da D’Alema, che forse sarebbero state meglio indirizzate se fossero state contro lo stesso teoreta dell’inciucio.

Ricordando le gravi colpe di D’Alema, le parole di Scalfari sui rischi eversivi danno i brividi. Scalfari fa riferimento a un articolo pubblicato dal Giornale, di proprietà della famigli Berlusconi, il 18 dicembre 2009, mentre Berlusconi se ne stava nascosto in una stanza d’ospedale e probabilmente metteva a fuoco le teorie poi esposte in quell’articolo da Dennis Verdini, coordinatore e fondatore di Forza Italia e, per queste e tutta una serie di altre ragioni, forse il più qualificato a formalizzarle. Scrive Scalfari:

“Quest’articolo è infinitamente più preoccupante delle esagitate denunce e liste di proscrizione lanciate da Cicchitto in Parlamento, da Feltri e da Belpietro sui loro giornali e dai vari “pasdaran” del berlusconismo di assalto. Verdini l’ha scritto il 18 dicembre, quando già Berlusconi era tornato ad Arcore ed aveva avviato la politica del dialogo con l’opposizione. Esso contiene dunque con lodevole chiarezza le condizioni di quel dialogo, con l’ovvio preliminare che essi comportano e cioè il salvacondotto in piena regola riguardante i processi del premier. Da qui dunque bisogna partire, tutto il resto è pura chiacchiera”.

Leggete l’articolo integrale su Repubblica.it

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